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Transizione energetica: obblighi e opportunità per le imprese


«Efficienza energetica, obbligo o scelta strategica?» è stato il tema della colazione di lavoro svoltasi venerdì scorso, 16 maggio, nella splendida cornice del Fondo Brugarolo di Sulbiate. Un appuntamento che ha visto protagonista Paolo Arrigoni, presidente del GSE (Gestore Servizi Energetici), braccio operativo del Ministero dell’Economia e delle Finanze. L’evento, organizzato da Netweek e Confartigianato Milano Monza-Brianza, ha riunito circa imprenditori e stakeholder del territorio brianzolo, confermando l’interesse crescente verso le tematiche energetiche che rappresentano oggi una sfida cruciale per il tessuto produttivo italiano.

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Ad aprire i lavori è stato Giovanni Mantegazza, presidente di Confartigianato Milano, Monza Brianza, che ha sottolineato come l’iniziativa rappresenti un’importante occasione di confronto su «alcuni dei problemi essenziali che oggi troviamo nelle nostre imprese». Mantegazza ha evidenziato l’importanza di stabilire relazioni concrete per «capire realmente i problemi e vedere come affrontarli per il futuro delle nostre imprese».

Il ruolo del GSE

Il presidente del GSE ha iniziato il suo intervento ricordando come «l’energia sia il fattore principale che determina lo sviluppo economico di un paese». Una premessa che inquadra la transizione energetica non solo come necessità ambientale, ma come elemento strategico per la competitività del sistema produttivo. «La transizione energetica è un obiettivo che i paesi del mondo si sono dati per contrastare i cambiamenti climatici – ha precisato Arrigoni – ma il dato di fatto è che il fabbisogno di energia sta aumentando, soprattutto nei paesi emergenti, dove spesso si ricorre al carbone rischiando di vanificare le attività e gli obiettivi che l’Europa e il nostro paese si sono dati».

Arrigoni ha poi illustrato il ruolo del GSE, definendolo «il braccio operativo del Governo» che agisce anche su indirizzo del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. «Siamo come GSE alla guida di un gruppo formato da altre 4 società», ha spiegato, citando l’Acquirente Unico, RSE che si occupa di ricerca, GME (Gestore Mercati Energetici) e ASFBM. «Un gruppo che nel 2023 ha fatto registrare un fatturato di 56 miliardi di euro, un terzo legato al GSE e due terzi legati alla borsa».

Come agisce il GSE?

Le attività del Gestore si articolano in quattro macro-aree: monitoraggio, operatività, supporto e formazione, e promozione. «Siamo chiamati a monitorare l’andamento della transizione energetica del paese», ha dichiarato Arrigoni. Sul fronte dell’operatività, ha evidenziato come il GSE gestisca attualmente «30 strumenti di innovazione per sviluppo di efficientamento energetico, che è il driver più importante per la transizione energetica, perché l’energia rinnovabile migliore è quella che non si consuma».

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Tra gli strumenti citati, particolare attenzione è stata dedicata al «conto termico», che consente l’efficientamento energetico nella pubblica amministrazione e la sostituzione di piccoli impianti di energia termica rinnovabile, estendendosi anche al settore terziario. «Lato industria gestiamo i certificati bianchi e anche “Transizione 5.0” con la quale siamo arrivati a 950 milioni di euro di credito di imposta».

Di particolare interesse per il mondo imprenditoriale è l’«Energy Release», uno strumento che «ci vorrebbero copiare anche in Europa». Il meccanismo “va a dare energia a prezzo calmierato (65 euro a megawatt/ora) a aziende energivore (poco più di 5mila nel nostro Paese) per tre anni, ma con l’impegno da parte delle imprese di realizzare uno o più impianti a fonte rinnovabile. Con quello stesso impianto nei successivi 20 anni l’azienda si impegna a restituire l’energia ricevuta».

Un capitolo significativo dell’intervento ha riguardato il ruolo del GSE nell’attuazione del PNRR: «Siamo stati chiamati anche a gestire 9 linee di investimento sul PNRR che cubano 16,2 miliardi di contributi da erogare in conto capitale».

Arrigoni ha sottolineato come, di fronte alla molteplicità degli strumenti disponibili, sia fondamentale l’attività di supporto e formazione svolta dal GSE. «Tanti strumenti ma per metterli a terra servono competenze. Alla fine del 2024 siamo arrivati ad assistere circa 6mila e 300 pubbliche amministrazioni. Affidiamo anche un tutor a ogni singolo Comune per capire come meglio sfruttare i nostri strumenti di incentivazione e come fare sinergia per mettere a terra progetti di efficientamento energetico».

Ma il supporto si estende anche alle PMI: «Negli ultimi due anni abbiamo sottoscritto molto protocolli di collaborazione, con Federacciai, Federbeton, Assocarta, Assovetro, CAMA e Federchimica per aiutare tutti questi settori e sfruttare al meglio tutti gli strumenti per l’efficientamento energetico e lo sviluppo delle rinnovabili», ha aggiunto.

A che punto siamo con le rinnovabili?

Parlando dello stato di attuazione delle energie rinnovabili, Arrigoni ha fornito un dato emblematico: «Se pensate che nel 2000 c’erano 4mila impianti di generazione elettrica, oggi abbiamo 2 milioni di impianti». Un’evoluzione che ha comportato una radicale trasformazione del sistema, con Enel che è passata «ad allacciare qualche decina di impianti ad oggi che ne allaccia quasi 1000» ogni anno.

«La maggior parte sono fotovoltaico (98%), ma non sono programmabili, producono solo quando c’è il sole, e noi abbiamo bisogno che produca h24 e su 365 giorni l’anno, per questo puntare 100% sulle rinnovabili, con il solo fotovoltaico o l’eolico, non si può, serve sicurezza energetica», ha precisato il presidente del GSE.

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«Alla fine del 2024 abbiamo installato 75 gigawatt di energia, solo di rinnovabili, la metà di fotovoltaico. Dobbiamo arrivare al 2030 ad aver 131 gigawatt, mancano 57 gigawatt», ha aggiunto Arrigoni, che si è detto fiducioso: «È un obiettivo raggiungibile, perché c’è una buona richiesta: il settore agricolo si sta sviluppando sono questo aspetto e ci sono degli strumenti di incentivazione che insieme si avvicinano a un potenziale di 90 gigawatt fino al 2029».

Il presidente del GSE ha poi sottolineato i buoni progressi sul fronte del biometano: «Stiamo andando molto bene, vuol dire trasformare i rifiuti e gli scarti vegetali dell’industria agricola in risorsa, il biometano è la stessa energia del metano fossile ma rinnovabile, è molto importante perché consente la decarbonizzazione del settore dei trasporti». L’obiettivo è raggiungere «5 miliardi di metri cubi di biometano entro il 2030», contribuendo a ridurre la dipendenza dall’estero. «Rispetto ai consumi, lo scorso anno erano 62 miliardi di gas, di cui il 96% importato, questo è un problema e il gas sta anche aumentando i consumi. Ma se riusciamo a sostituire questa importazione con il biometano ne guadagniamo».

Energia e politica

Arrigoni non ha nascosto le criticità del sistema energetico nazionale: «Noi come Italia importiamo il 75% dell’energia che consumiamo, contro una media europea del 57%». Il nostro Paese «soffre di un mix energetico compresso. È dovuto alla tecnologica che garantisce il “base load”, ovvero la generazione h24 su 365 giorni l’anno l’Italia lo copre con il gas che ha un costo superiore, la Francia con il nucleare e la Germania con il carbone».

In conclusione ha espresso qualche preoccupazione per le politiche europee: «L’Europa oggi è meno ideologica, però c’è ancora troppa ideologia, continuano a confermare il cambio di mobilità a favore del solo elettrico e il nostro Governo sta lavorando per modificare questo bando». Preoccupazione è stata espressa anche per la possibilità di interrompere definitivamente l’importazione di gas dalla Russia: «Chiudere definitivamente significa aspettarsi dei contraccolpi, trovare quei miliardi di metri cubi da un’altra parte e poi come dicevo i consumi stanno aumentando, se si mettono insieme queste due cose si rifletterà con un aumento del prezzo del gas che poi determina il prezzo dell’energia. Tutto ciò genera preoccupazioni».

Dalle CER al nucleare, le risposte di Arrigoni

La colazione di lavoro che ha seguito l’intervento di Paolo Arrigoni ha dato vita a un vivace dibattito tra il presidente del GSE e gli stakeholder presenti, evidenziando le esigenze concrete del territorio e le sfide della transizione energetica per il tessuto imprenditoriale.

Ad aprire il confronto è stato Livio Visentin, responsabile del servizio efficientamento di Confartigianato Monza Brianza, che ha illustrato l’attività dello sportello dedicato all’efficienza energetica creato due anni fa dall’associazione: «Forniamo assistenza alle aziende, anche solo per studiare un preventivo per installare un fotovoltaico, perché spesso per leggere correttamente un preventivo serve sapere se quello che si vuole installare è valido», ha spiegato Visentin. Ha poi presentato un progetto concreto realizzato nell’Area Stucchi di Monza, ex Singer, diventata un «condominio industriale» in cui «il 90% delle aziende ha aderito a un gruppo di autoconsumo» con la realizzazione di un impianto che genera «fino a 1 megawatt e che porta a un risparmio effettivo annuo di 15mila euro», che complessivamente arriva a 35mila euro di risparmio considerando tutti i costi evitati.

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Comunità energetiche: novità dal ministro Pichetto Fratin

Arrigoni ha definito questa iniziativa «un progetto virtuoso», che rientra nella gestione delle CACER, sottolineando i tre tipi di configurazione possibili. Il presidente ha poi annunciato una notizia di giornata: «Questa mattina il ministro Pichetto Fratin ha firmato un decreto che amplia il perimetro dei beneficiari di questi strumenti, la soglia di poterli realizzare nei Comuni con meno di 30mila abitanti è stata alzata a quelli con meno di 50mila». Inoltre, «il termine del 30 giugno 2026 non sarà più considerata la data entro la quale le Cer devono entrare in esercizio ma la data di conclusione dei lavori, con proroga al dicembre 2027 per la messa in esercizio».

Domande e interventi degli imprenditori

Carlo Abbà, assessore del Comune di Monza, ha portato l’esperienza dell’Amministrazione locale che ha stretto «un accordo perché lo sportello energia, in collaborazione con Confartigianato, è stato messo a disposizione dei cittadini così che anche loro possano avere risposte corrette con competenza». Ha però evidenziato la complessità del tema delle comunità energetiche per gli enti locali: «Facciamo fatica come Comune a capire come dovendo rimanerne esterni possiamo promuovere effettivamente queste comunità».

Giovanni Accetta, responsabile Efficienza Energetica di Gelsia, ha posto l’accento sulle difficoltà operative: «Siamo il braccio operativo del GSE, ma come le ESCO possono lavorare per arrivare agli incentivi che però devono passare da numerosi formalismi?». Arrigoni ha riconosciuto che «il ruolo delle ESCO è fondamentale», sottolineando come lo stia «evidenziando a MASE e MEF, perché oltre a fare progettazione e programmazione le ESCO fanno finanziamenti. Così si evita di far fare finanziamenti al Governo».

Maurizio Russo, rappresentante di Electro Adda, ha parlato a nome delle medie e grandi aziende sollevando il tema dei fondi di Transizione 5.0: «Dallo scorso anno 950 milioni di richieste di investimento, prima erano 450 milioni. Il Governo dice che questi fondi non vengono usati e li vuole girare su altro. Il GSE è la mano operativa e deve guidare noi imprenditori». Ha poi chiesto delucidazioni su possibili proroghe e sull’applicazione delle comunità energetiche alle aziende. Il presidente del GSE ha spiegato che «Transizione 5.0 è partita a rilento perché la misura era nuova, poi sono state apportate delle modifiche» e »non ha rispettato le attese perché bisogna raggiungere determinati standard energetici». Sulle comunità energetiche ha chiarito che «possono entrarci solo le PMI, ma le grandi imprese possono beneficiare della terza configurazione», quella dell’autoconsumo individuale a distanza.

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L’ingegner Nicola Piazza ha sottolineato l’importanza di non dimenticare «i piccoli artigiani che non riescono a qualificarsi come ESCO» ma che «possono ugualmente utilizzare gli incentivi del GSE tramite gli ingegneri». Ha chiesto inoltre aggiornamenti sul conto termico 3.0, a cui Arrigoni ha risposto che «può entrare in vigore verso settembre e tra le novità per la parte privata c’è la possibilità di finanziare interventi di riqualificazione energetica anche al settore terziario e, per la pubblica amministrazione, c’è l’aumento dei massimali con il riconoscimento del 100% dell’incentivo di tutti gli immobili e non più solo per scuole e ospedali».

Il dibattito si è poi spostato su temi più ampi con l’intervento di Davide Brambilla di Forza Italia, che ha sollevato il rischio di sovraproduzione energetica, e di Corrado Valsecchi, consigliere del Comune di Lecco, fautore del nucleare come risposta ai costi energetici. Lorenzo Della Bella, CEO dello studio SDBA di Lecco, ha evidenziato come «le aziende si sono abituate a chiedere incentivi, fino a poco fa si vergognavano», mentre Fabrizio Nobile di Banca del Territorio Lombardo ha sollevato preoccupazioni sui costi dell’energia e sulla contraddittorietà delle informazioni disponibili.

Sul rischio di sovraproduzione, Arrigoni ha confermato che «già oggi succede il caso di “over generazione” dell’energia e c’è il distacco degli impianti». Ha poi evidenziato come «le rinnovabili hanno bassi costi di produzione ma alti costi di non produzione, e adesso hanno anche altri costi di iperproduzione».

Sul tema del nucleare, molto sentito tra gli stakeholder, il presidente del GSE ha confermato che «è rilanciato nel mondo dai cambiamenti climatici. Tutti i paesi che hanno il nucleare stanno pianificando nuovi investimenti e chi non lo aveva ha iniziato a investire». Ha però sollevato una criticità specifica dell’Italia, «l’unico paese che non ha il deposito di rifiuti radioattivi», esprimendo preoccupazione per un possibile rilancio del settore. «È una sfida che si può vincere facendo comunicazione giusta sul perché si debba raggiungere la transizione energetica», ha aggiunto, evidenziando la necessità di «compensazioni economiche per i territori che ospiteranno le centrali», come avviene in altri paesi europei dove «fanno a competizione per avere queste strutture».

Oltre 40 stakeholder presenti

Oltre ai tanti imprenditori e ai rappresentanti delle associazioni che sono intervenuti durante il dibattito, hanno partecipato all’evento altri importanti stakeholder del territorio: Barbara Mantegazza, HSE manager della Torneria Automatica Alfredo Colombo; Enrico Brambilla, segretario generale di Confartigianato MB; Matteo Cereda di Silfa; Carlo Colombo, vicepresidente di Anaci Lecco; Davide Corti, CFO di Costamp; Mauro Frabetti, titolare della Folltip; Alessandro Galmacci, titolare della Sat di Bernareggio; Fabio Latella, direttore commerciale di Geneco Group; Mario Misani, titolare della Fratelli Misani di Vimercate; Gianluca e Maria Vittoria Motta, titolari di Motta Arredare di Vimercate; Massimo Pavarin, responsabile ufficio energia di Confartigianato MB; Claudio Pigazzini, CEO di Sepam Lecco; Cinzia Pogliani, vicedirettrice della filiale di Cologno Monzese di BTL; Giuliano Rosso e Francesca Rubiu di Gelsia; Luigi e Matteo Sala, titolari di Plast a Monza; Marilena Vergani, consigliera di Federmanager; Simone Zanotti, titolare di 3D Store a Monza; Agnese Zappalà, dell’ufficio comunicazione di Confartigianato MB.

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