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Invitalia al salvataggio di Giochi Preziosi, attraverso un aumento di capitale cui partecipano Dea Capital Alternative Fund ed Europa Investimenti


Invitalia è pronta a sottoscrivere una quota dell’aumento di capitale a supporto del piano di rilancio di Giochi Preziosi, società controllata attraverso una catena societaria dalla famiglia Preziosi riconducibile dallo scorso marzo per l’80% ai quattro figli di Enrico (Preziosi). e per il restante 20% al patron stesso. L’indiscrezione è stata data dal Corriere della Sera, che ha parlato anche di una cifra dell’AuCap compresa tra 40-50 milioni di euro. Il dato non è stato confermato in questi termini da fonti vicine all’operazione contattate da BeBeez.

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Sempre secondo le indiscrezioni del Corriere, al rafforzamento patrimoniale dovrebbero poi partecipare Dea Capital Alternative Fund, la sgr del gruppo De Agostini, ed Europa Investimenti (parte del gestore Arrow Global), con l’apporto del fondatore della società, Enrico Preziosi che si aggirerebbe infine intorno ai 10 milioni. La manovra finanziaria dovrebbe concludersi a breve e si inserisce nel quadro del complesso riassetto a cui Giochi Preziosi sta lavorando da mesi con l’ausilio dei consulenti di Rothschild & co e dei legali di Pedersoli Gattai.

Come già scritto da BeBeez qualche mese fa, in ripresa di ciò che era stato rivelato da Milano Finanza lo scorso dicembre, Dea Capital Alternative Funds sgr, società guidata da Gianandrea Perco, ha rilevato le esposizioni di Giochi Preziosi nei confronti di UniCredit e di Banco BPM, ammontanti complessivamente a 133 milioni di euro, di cui 72 erogati dal primo istituto e 62 dal secondo. Europa Investimenti, invece, ha rilevato i crediti vantati da Intesa Sanpaolopari a 50 milioni. Dea Capital ha rilevato il credito tramite i fondi Ccr, strumenti dedicati alla ristrutturazione industriale e finanziaria di aziende finite in tensione che mirano poi  a convertire parte del credito in equity, spiegava Mf nella sua ricostruzione, pur non essendo chiaro in quella fase se Europa Investimenti avrebbe seguito il medesimo percorso. Quest’ultima, specializzata nel mercato distressed, è parte del gruppo Arrow Global, in Italia opera tramite Sagitta sgr e avrebbe ricevuto un finanziamento da Banca Ifis, per l’operazione.

In base all’ultimo bilancio disponibile, nel 2022 Giochi Preziosi ha fatturato 341 milioni di euro, l’ebitda è stato di 29,2 milioni e il debito netto pari a 148,6 milioni  (si veda qui il report di Leanus dopo essersi registrati gratuitamente).

Sempre nell’ambito del quadro del processo di ristrutturazione del debito attraverso lo strumento della composizione negoziata della crisi portato avanti dalla multinazionale italiana, ad inizio anno si era parlato anche di una possibile vendita da parte di Giochi Preziosi della controllata spagnola Famosa (che oggi risulta ancora sul proprio sito internet brandizzata come Giochi Preziosi), proprietaria a sua volta di marchi di giocattoli quali Nancy, Pinypon e Nenuco, definendola come asset non strategico. La società era stata acquisita  nel 2019 dal fondo di investimento Sun Capital Partners (si veda altro articolo di BeBeez), e in concomitanza dell’operazione era slittato lo sbarco in Borsa di Giochi Preziosi, sebbene tutto fosse ormai sostanzialmente già pronto (si veda altro articolo di BeBeez).

Ancora prima,  si era parlato anche di altre opzioni per il rilancio di Giochi Preziosi (si veda Il Messaggero di luglio 2024), tra cui l’ipotesi dell’integrazione del gruppo con Toys Center, che fa capo ad Artsana, controllata al 60% da Investindustrial dal 2016 (si veda altro articolo di BeBeez), che vantava già alle spalle delle operazioni con Giochi Preziosi come la creazione joint venture paritetica al 50%, Prénatal Retail Group, che nel 2015 aveva unito le catene Toys Center, King Jouet, Prénatal e BimboStore in un solo network. Nel 2017 Artsana aveva poi rilevato per 105 milioni il 50% della controparte, arrivando al 100% della jv (si veda altro articolo di BeBeez).

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Invitalia, attraverso il fondo Salvaguardia Imprese, non è affatto nuova, del resto, a salvataggi di aziende iconiche del made in Italy. Recentemente, infatti, ha contribuito al rilancio del gruppo Coin (una delle principali catene italiane di department store) investendo 10 milioni per una partecipazione del 30,1% nel capitale della catena veneta di grandi magazzini che conta 34 negozi diretti e 130 store in Italia e all’estero.



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