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L’UE approva “Safe”: fino a 150 miliardi in prestiti per il riarmo


Gli ambasciatori dell’Unione Europea hanno dato il via libera al fondo SAFE da 150 miliardi, uno dei due punti fondamentali del piano di riarmo avanzato da Ursula von der Leyen. L’approvazione del Comitato dei rappresentanti permanenti, noto come Coreper, è arrivata ieri, e apre la strada all’approvazione definitiva da parte del Consiglio dell’Unione Europea, che è composto dai ministri degli Stati membri competenti per materia. Il fondo SAFE prevede la raccolta di una somma fino a 150 miliardi di euro sui mercati, che sarebbero erogati sotto forma di prestiti diretti agli Stati che ne farebbero richiesta e contempla l’avvio di procedure d’appalto comuni e semplificate.

L’obiettivo principale del SAFE è sostenere appalti congiunti tra gli Stati membri, incentivando la cooperazione industriale nel settore della difesa. I prestiti saranno erogati agli Stati che ne faranno richiesta sulla base di piani nazionali. L’ok definitivo al regolamento è atteso per il 27 maggio, quando i ministri dei Ventisette dovrebbero adottare formalmente il testo. Una volta pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE, il provvedimento entrerà immediatamente in vigore. Il piano SAFE si articola in due categorie principali di spese ammissibili: la prima riguarda munizioni, missili, sistemi di artiglieria e capacità di combattimento terrestre, inclusi droni e sistemi anti-drone; la seconda comprende difesa aerea e missilistica, capacità navali, trasporto aereo strategico, sistemi spaziali e tecnologie basate sull’intelligenza artificiale.

Uno dei punti più delicati della trattativa ha riguardato i criteri di ammissibilità dei progetti, in particolare la questione del cosiddetto Buy European. Il compromesso raggiunto prevede che almeno il 65% del valore di ogni progetto finanziato debba provenire da aziende del settore della difesa situate nell’UE, in Ucraina o in un Paese dello Spazio economico europeo o dell’Associazione europea di libero scambio. La quota di componenti provenienti da Paesi terzi non potrà superare il 35%, a meno che non si tratti di subappalti inferiori al 15% del valore complessivo. In questo quadro, l’Unione ha aperto anche alla partecipazione di Paesi terzi selezionati, tra cui l’Ucraina e il Regno Unito. Un accordo bilaterale siglato con Londra consente ora alle imprese britanniche di accedere agli appalti di difesa europea, segnando un “reset” nelle relazioni tra Bruxelles e Downing Street, come lo ha definito il premier britannico Keir Starmer.

L’accordo sul fondo SAFE è stato trovato nella cornice dei lavori sul piano ReArm, che lo scorso marzo ha ottenuto il via libera del Consiglio Europeo e il sostegno della maggioranza dell’Europarlamento. Oltre all’istituzione del fondo da 150 miliardi di euro destinato a fornire prestiti agli Stati UE per finanziare progetti nel settore della difesa, esso prevede che i Paesi membri possano incrementare in modo significativo la spesa militare senza essere soggetti ai vincoli imposti dal Patto di stabilità e crescita, consentendo di generare fino a 650 miliardi di euro di investimenti nei prossimi quattro anni. Inoltre, il piano apre alla possibilità di utilizzare il bilancio dell’Unione Europea per stimolare investimenti militari, puntando altresì a coinvolgere il settore privato nella produzione e nello sviluppo di tecnologie per la difesa. Nelle settimane successive, otto sigle pacifiste hanno lanciato l’appello “Stop ReArm Europe”, denunciando che il piano di riarmo europeo «andrà solo a beneficio dei produttori di armi in Europa, negli Stati Uniti e altrove».

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Stefano Baudino

Laureato in Mass Media e Politica, autore di dieci saggi su criminalità mafiosa e terrorismo. Interviene come esperto esterno in scuole e università con un modulo didattico sulla storia di Cosa nostra. Per L’Indipendente scrive di attualità, politica e mafia.





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