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Cna, Francesco Viti eletto nuovo presidente dell’area Prato Città. Al suo fianco sedici dirigenti imprenditori 


PRATO – Francesco Viti, socio della ditta Tris & Co Srl, nota lavanderia industriale che effettua processi di nobilitazione tessutinel distretto di Prato è il nuovo presidente dell’area Prato Città di Cna. Eletto in occasione dell’assemblea di area, guiderà per il prossimo quadriennio – ereditando il testimone da Leandro Vannucci –  insieme a una squadra di 16 dirigenti imprenditori appartenenti a tutti i settori del manifatturiero e dei servizi. All’assemblea sono intervenuti il presidente di Cna Toscana Centro Claudio Bettazzi,  il vicepresidente Emiliano Melani, il direttore Cinzia Grassi, il vicedirettore Stefano Vivai e l’Assessore a bilancio e sviluppo economico del Comune di Prato, Benedetta Squittieri. L’area di Prato Città di Cna rappresenta infatti oltre 1.300 imprese a cui si aggiungono circa 2.500 associati tra pensionati e cittadini

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L’assemblea ha offerto inoltre l’occasione per mettere in luce le esigenze delle imprese del territorio e presentare proposte alle istituzioni con l’obiettivo di migliorare l’area come luogo di vita e di lavoro, mettendo al centro del dibattito “Giovani, imprese e nuovi scenari” . Come sottolineato dal nuovo presidente Viti “il distretto produttivo di Prato, storicamente uno dei poli tessili più dinamici e riconosciuti a livello internazionale, si trova oggi ad affrontare una triplice sfida che ne mette a rischio la competitività e la capacità di innovazione: la carenza di competenze tecniche avanzate, la difficoltà nel reperire figure professionali specializzate e l’invecchiamento della classe imprenditoriale. Negli ultimi anni, il tessuto produttivo pratese ha mostrato segnali di rallentamento non tanto per mancanza di domanda, quanto per l’incapacità di rispondere con prontezza alle trasformazioni tecnologiche e organizzative richieste dal mercato globale”. E ancora: “Le imprese faticano a trovare giovani formati nei settori chiave dell’industria 4.0, della sostenibilità e della digitalizzazione, mentre molte competenze tradizionali rischiano di andare perdute con il pensionamento degli artigiani esperti. A ciò si aggiunge un progressivo invecchiamento della leadership imprenditoriale: molte aziende familiari non riescono a garantire un ricambio generazionale efficace, frenando l’adozione di nuovi modelli di business e l’apertura verso l’innovazione. Solo attraverso un’azione coordinata tra istituzioni, mondo produttivo e sistema educativo sarà possibile rilanciare il distretto di Prato, preservandone l’identità ma proiettandolo verso un futuro sostenibile e competitivo”.

Tre le proposte avanzate rientra quindi la necessità di rafforzare la formazione tecnica e professionale, incentivare l’attrattività delle professioni manifatturiere, favorire il ricambio generazionale e la trasmissione d’impresa, attrarre talenti e competenze dall’esterno, guardare all’innovazione e alla digitalizzazione come leva di rilancio e puntare all’utilizzo dell’intelligenza artificiale a supporto delle imprese artigiane sia nello sviluppo del business che nella gestione quotidiana del lavoro.

Nel settore manifatturiero costituito da una prevalenza di piccole e medie imprese , il 69.8% ha bisogno di operai specializzati, il 53.1 % di tecnici specializzati e il 24.6% di impiegati amministrativi. Come calcolato nell’indagine Mismatch di Cna Toscana Centro si registra quindi una carenza di 3.100 operai specializzati rispetto agli studenti in uscita da percorsi scolastici affini. Guardando poi alla situazione occupazione nell’area, si scopre che il tasso di disoccupazione giovanile supera il 20%, e i giovani hanno difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro, tuttavia, nel 2024, la disoccupazione complessiva è scesa al 5,7%, con la creazione di circa 6.000 nuovi posti di lavoro nel territorio, anche grazie al contributo dei lavoratori stranieri che costituiscono il 30,6% della forza lavoro complessiva nella provincia di Prato.

I profili più difficili da reperire sono operai specializzati (99,5% di difficoltà di reperimento), tecnici specializzati 98,4%, impiegati commerciali e amministrativi: 75,3% . La principale causa di questa difficoltà è la scarsità di candidati con le competenze richieste  a cui si aggiunge un disallineamento tra formazione e fabbisogni e un problema di ricambio generazionale (il 52% delle imprese è gestito da una sola generazione familiare, e il 44,4% sta affrontando il passaggio generazionale, considerato uno “scoglio difficile, ma superabile” dal 65,5% degli imprenditori).

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