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Il successo del Festival testimonia l’impegno della società civile e delle imprese


Non solo numeri da record, ma una partecipazione diffusa, continua e concreta. E la sensazione che società civile e imprese siano davvero a bordo: per la sostenibilità, per cambiare il modello di sviluppo. Questo è stato il Festival dello Sviluppo Sostenibile 2025, che si è concluso il 23 maggio, presso l’Aula dei Gruppi parlamentari della Camera dei Deputati, con l’evento “L’ora della verità per lo sviluppo sostenibile a dieci anni dall’Agenda 2030, dagli Accordi di Parigi e dalla Laudato Si’”.

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Una mobilitazione collettiva che ha dimostrato, ancora una volta, che la sostenibilità è viva, come era stato detto in apertura del Festival, e che rappresenta un’opportunità, non un vincolo. Anche per la politica. Lo ha ribadito Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera, nei saluti iniziali: “Il Festival dimostra come solo una collaborazione aperta e strutturale possa trasformare i principi in azioni concrete. Dal patrimonio raccolto in questi giorni emerge una chiara chiamata all’azione”. E ha indicato tre leve per accelerare la transizione: “La finanza sostenibile, l’innovazione tecnologica, da sviluppare in ottica antropocentrica, e la partecipazione civica, soprattutto dei giovani”.

A moderare la prima parte dell’evento Luigi Contu, direttore dell’Ansa, che ha sottolineato l’importanza dell’informazione su questi temi: “Noi giornalisti possiamo raccontare e testimoniare, e per questo come Ansa siamo molto contenti di essere partner del Festival”.

Marcella Mallen, presidente dell’ASviS, ha ripercorso i numeri e lo spirito dell’edizione 2025, “una maratona durata 17 giorni, tanti quanti i Goal dell’Agenda 2030. Oltre 1.300 eventi in presenza e online hanno testimoniato una straordinaria partecipazione, non scontata in un contesto internazionale difficile. In dieci anni l’ASviS ha sempre tenuto ferma la sua bussola, i 17 Obiettivi. La sostenibilità è diventata un faro per cittadini e imprese, ma i progressi sono ancora insufficienti. La crisi climatica procede, le disuguaglianze fortemente accentuate, il dialogo pubblico impoverito da posizioni polarizzate e notizie false”. E ha aggiunto: “L’unica opzione possibile è continuare a lavorare per portare l’Italia, l’Europa e il mondo su un percorso equo, pacifico e rispettoso dell’ambiente e della persona”.

Proprio sullo scenario globale si è concentrata, con un videomessaggio, Amina Mohammed, vicesegretaria generale delle Nazioni Unite: “La posta in gioco è alta: oggi solo il 35% degli Obiettivi di sviluppo sostenibile è in linea o presenta progressi modesti. Ma ci sono segnali di speranza: si abbandonano i fossili, sempre più persone stanno uscendo dalla povertà. Il Patto sul futuro rinnova il nostro impegno per la solidarietà globale. Questo Festival dimostra ancora una volta la forza delle persone che si uniscono: le Nazioni Unite sono al vostro fianco”.

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Ha poi preso parola, in collegamento, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin: “Dobbiamo intervenire per consegnare una terra meno danneggiata alle future generazioni. Serve aderenza alla realtà, senza retorica. Siamo andati avanti sul Piano per l’adattamento ai cambiamenti climatici, ma la sfida è attuare concretamente gli interventi. Tutti abbiamo coscienza dell’azione sul cambiamento climatico, ma questa accelerazione provoca una serie di ‘contro-azioni’”. Pichetto ha fatto l’esempio delle opposizioni locali a fotovoltaico ed eolico e ha aggiunto: “I pareri sul paesaggio, che rispetto, ci dicono che l’eolico rovina il paesaggio. Anche in Consiglio dei ministri tutti i grandi impianti hanno parere favorevole dal ministero dell’Ambiente, ma contrario dal ministero della Cultura. Dobbiamo trovare un punto di equilibrio. Sulle azioni del governo, il ministro ha spiegato: “Abbiamo modificato la norma base sulle comunità energetiche, allargando di molto la maglia. Abbiamo detto basta al carbone, ma dobbiamo tenerle lì (le centrali, ndr) perché dipendiamo moltissimo dalle pipeline del gas. Se succedesse un incidente come faremmo?”.

In sostituzione del direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini, assente a causa di una temporanea indisposizione, è intervenuto il segretario generale Giulio Lo Iacono. Nella sua relazione, ha evidenziato i messaggi principali emersi dal Festival: “Non rendicontare è come togliersi il termometro illudendosi di superare la febbre. Le imprese più avvedute hanno capito che la sostenibilità non è in contrasto con la competitività. Quando abbiamo iniziato il Festival avevamo timori per lo scenario internazionale, invece è stata un’edizione da record. Ma l’Italia non è ancora su un sentiero di sviluppo sostenibile, abbiamo un quadro di politiche contradditorio”. Lo Iacono ha ricordato il recente lancio di Ecosistema Futuro, la partnership promossa dell’ASviS per porre i futuri al centro del dibattito, sottolineando poi che il Paese dovrebbe dotarsi di un istituto di studi sul futuro “per progettare le scelte del domani, in coerenza con la modifica costituzionale del 2022 che mette al centro l’interesse delle future generazioni”. Numerose anche le pubblicazioni presentate dall’ASviS. In particolare, Lo Iacono ha voluto sottolineare un messaggio dal Rapporto di Primavera, che include gli scenari per l’Italia al 2035 e al 2050 elaborati con Oxford Economics: “Più si investe nella transizione e maggiori saranno i benefici, stare fermi ha un costo molto elevato. Dobbiamo cavalcare il cambiamento. L’integrazione dello sviluppo sostenibile nel modo di fare impresa è una direzione da cui non si può tornare indietro”, ha concluso il segretario generale dell’Alleanza.

Chiara Braga, capogruppo del Pd alla Camera, ha rimarcato: “Sono stati anni di profondi cambiamenti che l’ASviS ha raccontato attraverso i report e il Festival. L’Europa ha tenuto vivo l’impegno nella lotta ai cambiamenti climatici, mentre oggi Trump compie scelte preoccupanti. Il compito di questa parte del mondo è quello di ribadire la direzione, la decarbonizzazione è l’unica via per una crescita sostenibile. Per l’Europa significa investire sul proprio futuro, la propria sicurezza e indipendenza energetica”. Poi le critiche al governo: “Negli ultimi strumenti del Piano strutturale di bilancio manca una prospettiva programmatica, è difficile capire quali siano le direttrici, certamente non quelle che sposano le strategie sulla sostenibilità. Il Pnrr, pur rimanendo una grande opportunità trasformativa, è in ritardo nell’attuazione e nella revisione progressiva”. Per Braga “è un quadro di ombre, con alcuni elementi positivi. Il Senato ha approvato la valutazione di impatto generazionale delle nuove leggi, anche se l’esclusione dal provvedimento dei decreti legge va corretta. Abbiamo dall’Europa la legge sul ripristino della natura. Infine, il Parlamento è stato protagonista nella legge che ha modificato la Costituzione negli articoli 9 e 41”. 

Ha moderato il secondo panel Monica Paternesi, caporedattrice aggiunta di Ansa Economia, ricordando che in questo 2025 ricorrono i dieci anni dall’Accordo di Parigi sul clima e dall’enciclica Laudato Si’, “due elementi fondamentali per la sostenibilità, lo sviluppo e l’impegno globale che hanno saputo creare”.

Teresa Ribera, vicepresidente esecutiva della Commissione europea, ha esortato con un videomessaggio a “far rivivere lo spirito del 2015. Dieci anni fa tutto è cambiato: attraverso la diplomazia, la scienza e l’impegno morale abbiamo raggiunto un consenso senza precedenti. Credo ancora sia il miglior cammino possibile verso il futuro.  Non siamo però sulla buona strada: abbiamo fatto molto ma i progressi sono disomogenei, stiamo facendo addirittura dei passi indietro. Mentre ci avviciniamo al 2030 dobbiamo garantire che l’Europa rimanga un attore forte e credibile sulla scena mondiale. Dobbiamo spingere per una rinnovata leadership. Vogliamo di più, ci serve di più”.

Laurence Tubiana, ceo della European climate foundation (Ecf), ha evocato l’emozione del 12 dicembre 2015: “Quel giorno l’umanità si è unita. Quell’impegno ha mandato un segnale forte alla società civile e alle istituzioni finanziarie. Anche il presidente cinese Xi Jinping ha detto per la prima volta che il cambiamento climatico è un problema non solo globale, ma anche nazionale. Ora dobbiamo accelerare l’azione climatica. Ho proposto di riformare l’Accordo di Parigi. Abbiamo 107 Paesi impegnati sulla neutralità climatica, ma c’è bisogno di partnership multilivello e più accountability. Le città da sole non possono vincere la sfida climatica”.

Il cardinale Fabio Baggio, direttore del Centro di Alta Formazione Laudato Si’, ha ripreso alcuni messaggi significativi di Papa Francesco:Questa ‘casa comune’ non è un problema di uno ma riguarda tutti, e tutti dobbiamo cominciare a spenderci. Siamo parte del creato, ma sempre all’interno del contesto: non mettiamoci in una condizione di uso del contesto, ma di rispetto. Papa Francesco ha parlato di conversione, non transizione: è il concetto cristiano di cambiare direzione. Questo si sviluppa poi in alcune direttrici: la formazione ecologica e una cura per l’acqua, il cibo, le fonti energetiche. Bisogna ispirare il cambiamento e dire che è possibile”.

Stefania Lenoci, rappresentante congiunta della Banca mondiale in Italia e rappresentante speciale per il sud Europa, la Santa Sede e le Agenzie Onu con sede a Roma, ha richiamato il Piano di azione di Addis Abeba del 2015: “Dieci anni fa abbiamo fatto una promessa: costruire un sistema finanziario globale per portare le risorse dove necessario. Ma servono più risorse, più efficacia, perché perdiamo troppe risorse in processi infiniti, e più equità, visto che in troppi rimangono esclusi. Mentre in Africa cresce una forza demografica senza precedenti, in Europa succede il contrario. Due crisi diverse, ma una sola soluzione più possibile: creare lavoro dignitoso. Il lavoro è un argine contro la disillusione. La Banca mondiale ha messo il lavoro al centro e lo fa con progetti concreti. Mission 300 significa elettrificare scuole e centri sanitari, raggiungere luoghi isolati”.

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A chiudere l’evento Pierluigi Stefanini, presidente dell’ASviS: “Non è accettabile che questo patrimonio di generosità non riesca a dialogare in maniera proficua con le istituzioni, la nostra Alleanza insisterà su questo. In questi anni siamo stati incoraggiati, con spinte e ispirazioni, da Papa Francesco e dal presidente Mattarella, abbiamo il dovere di non deludere queste indicazioni. Occorre fare in modo che l’Agenda 2030 sia vissuta sempre più come grande opportunità, non condizionamento negativo. Ci coinvolge tutti: sistemi educativi, sanitari e produttivi, corpi intermedi, istituzioni locali e nazionali, università.  Sul multilateralismo ha affermato: “Non è di moda e viene contrastato, ma noi dobbiamo insistere. Va ricordato, e ci dà soddisfazione, che Guterres ha nominato un gruppo di esperti per andare oltre il Pil, di cui fa parte anche Enrico Giovannini”. Citando Bergoglio, Stefanini ha parlato dell’unità che prevale sul conflitto: “Dobbiamo dare corpo alla creatività, alle visioni lunghe. E chi più dei giovani può aiutarci?”. Poi ha concluso: “La criminalità, oggi invisibile, è il nemico principale dello sviluppo sostenibile. Come dice Don Ciotti, serve una convergenza tra Costituzione e Vangelo. E vista la situazione drammatica in alcune parti del mondo, voglio ricordare le parole di Papa Leone sulla necessità di ‘disarmare le parole’ per combattere per un futuro sostenibile”.

Intanto, proseguono i “dintorni del Festival”, con centinaia di iniziative fino al 31 maggio. Tra queste, la sera del 25, Rai Radio, Amref, ASviS e Heroes Festival promuovono un concerto per l’Africa Day, celebrando la musica e la cultura del continente africano, con artiste e artisti come Fiorella Mannoia.

Guarda:

il comunicato stampa

la presentazione di Giulio Lo Iacono

il video dell’evento



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