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Va in onda al Nazionale il dibattito fiume sul canone radiotelevisivo


Il Consiglio nazionale ha iniziato lunedì – primo giorno della sessione estiva delle Camere federali – a deliberare sull’iniziativa popolare ‘200 franchi bastano!’. La cosiddetta Iniziativa Ssr, lanciata dall’Udc, dall’Unione svizzera delle arti e mestieri (Usam) e dai Giovani Plr, chiede di ridurre in futuro il canone radiotelevisivo dagli attuali 335 franchi a 200 franchi all’anno e di esentare tutte le imprese. La sua sorte è segnata. Il dibattito comunque proseguirà mercoledì 11. Dei 76 consiglieri nazionali che si sono iscritti nella lista degli oratori, solo sette si sono già espressi.

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La Camera bassa dunque non ha ancora preso alcuna decisione. Tuttavia, già ieri sono (ri)emerse differenze di opinione fondamentali sul futuro del servizio pubblico dei media in Svizzera. I partiti di sinistra e di centro, in particolare, hanno messo in guardia da un forte calo della qualità della radio e della televisione. Insomma: l’offerta mediatica nelle varie regioni linguistiche verrebbe compromessa. Giorgio Fonio (Centro) ha parlato di un’iniziativa “subdola”, che avrebbe quale conseguenza la cancellazione di ‘2’400 posti diretti (…) e altri 2’400 nell’economia privata”. La riduzione del canone non sarebbe proporzionale allo sgravio finanziario annuo per famiglie e imprese, hanno spiegato i relatori commissionali Delphine Klopfenstein Broggini (Verdi/Ge) e Martin Candinas (Centro/Gr).

L’Udc ritiene invece necessarie una maggiore efficienza e parità di condizioni tra la Ssr e le aziende mediatiche private. Benjamin Fischer (Udc/Zh), che ha chiesto di rinviare il dossier alla commissione incaricandola di elaborare una controproposta, ha sottolineato come la Ssr si stia allontanando sempre più dal suo mandato, occupando il terreno dei media privati.

Dal canto loro, i Verdi liberali e la maggioranza del gruppo parlamentare Plr respingono l’iniziativa in quanto troppo radicale, ma hanno chiesto l’abolizione del canone per le imprese.

Alla stregua dell’iniziativa, anche un eventuale controprogetto ha pochissime chance di essere approvato. L’idea è stata a lungo discussa nelle commissioni competenti di entrambe le Camere, venendo tuttavia sempre sconfessata da quella degli Stati. Alla fine è stata abbandonata anche dalla Commissione delle telecomunicazioni del Nazionale. Come l’Udc, anche il Ps vuole un controprogetto: ma diretto, ossia a livello costituzionale. La proposta: finanziare la radio e la televisione attraverso un fondo indipendente alimentato dall’Iva. Le sue chance: vicine allo zero.

Anche il Consiglio federale si oppone all’iniziativa popolare. Tuttavia, propone un ‘controprogetto’ a livello di ordinanza (che non richiede modifiche di legge, ndr): il canone verrebbe ridotto a 312 franchi (dagli attuali 335) nel 2027 e poi a 300 franchi nel 2029 per le economie domestiche private. Per le economie domestiche collettive, come le case di cura, la tassa passerebbe da 670 a 624 franchi nel 2027 e poi a 600 franchi nel 2029. Anche le aziende con un fatturato annuo soggetto a Iva fino a 1,2 milioni di franchi (adesso: 500mila franchi) sarebbero esonerate dal canone.

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