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i dati del report GIMBE


Il report GIMBE evidenzia ritardi e disuguaglianze: solo un obiettivo nazionale in materia di sanità è raggiunto. Case della Comunità e Fascicolo Sanitario Elettronico in stallo, mentre le Regioni viaggiano a velocità diverse.

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A poco più di un anno dalla chiusura ufficiale del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), la Missione Salute registra segnali preoccupanti. L’ultimo rapporto dell’Osservatorio GIMBE fa il punto sull’attuazione degli interventi per potenziare la sanità territoriale e digitale: se da un lato è stata rispettata l’unica scadenza nazionale prevista per il primo trimestre del 2025, dall’altro la realizzazione concreta delle riforme resta in forte ritardo, soprattutto sul fronte dell’assistenza di prossimità e della digitalizzazione dei dati clinici.

Rispettare le scadenze senza costruire una sanità realmente accessibile e moderna è un rischio concreto”, avverte Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE.

Riforma lenta e disomogenea

Secondo i dati pubblicati dal Ministero della Salute, al 31 marzo 2025 l’unico obiettivo nazionale previsto è stato formalmente raggiunto: si tratta dell’incremento dell’assistenza domiciliare per gli over 65, con l’obiettivo di prendere in carico almeno il 10% della popolazione anziana. Tuttavia, il divario tra le Regioni è marcato: solo poche garantiscono in modo uniforme i servizi previsti, mentre molte restano al palo.

In particolare, il monitoraggio dell’Agenas – aggiornato a dicembre 2024 – evidenzia che soltanto Molise, Umbria, Valle d’Aosta e la Provincia Autonoma di Trento assicurano tutti gli otto servizi sanitari previsti a livello distrettuale. Altrove, le maggiori carenze riguardano l’assistenza dei medici di base e dei pediatri, le prestazioni specialistiche, il supporto socio-assistenziale e la distribuzione di farmaci e dispositivi.

Case della Comunità: il progetto non decolla

A tre anni dall’introduzione del decreto ministeriale 77, che ha ridefinito l’organizzazione della sanità territoriale, le Case della Comunità – strutture pensate per offrire cure sanitarie integrate e accessibili sul territorio – stentano a prendere forma. Su un totale di 1.717 centri previsti, ben 1.068 (oltre il 62%) risultano ancora inattivi. Solo 164 hanno attivato tutti i servizi richiesti, ma appena 46 – il 2,7% – sono effettivamente operative con personale medico e infermieristico presente.

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La mappa nazionale mostra un’Italia a più velocità: l’Emilia-Romagna guida con il 70,6% delle strutture che offrono almeno un servizio, seguita da Lombardia (66,7%), Veneto (62,6%) e Marche (55,2%). In fondo alla classifica, sei Regioni non contano alcuna struttura attiva e in Puglia solo lo 0,8% delle Case della Comunità offre un servizio. Un dato che, secondo Cartabellotta, rivela non solo il ritardo nell’attuazione, ma soprattutto la carenza di risorse umane per garantire la piena funzionalità delle strutture.

Fascicolo Sanitario Elettronico: l’Italia digitale è ancora incompleta

Altro pilastro del PNRR è la digitalizzazione della sanità pubblica, con un investimento di 1,38 miliardi di euro dedicato al potenziamento del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE). Questo strumento dovrebbe permettere ai cittadini e agli operatori sanitari di accedere in modo semplice e integrato ai dati clinici, migliorando l’efficienza e la qualità delle cure. Ma anche in questo caso, i progressi si fanno attendere.

La Corte dei Conti ha già segnalato uno slittamento delle scadenze: la piena interoperabilità, inizialmente prevista per giugno 2024, è stata rimandata a dicembre, mentre la digitalizzazione “nativa” dei documenti è attesa per metà 2025.

Alla fine di novembre 2024, nessuna Regione era ancora in grado di rendere disponibili tutte le 16 tipologie di documenti previste dal decreto ministeriale del 7 settembre 2023. Le differenze sono significative: Lazio, Piemonte e Sardegna raggiungono una copertura del 94%, mentre Marche e Puglia si fermano al 63%. Inoltre, la disponibilità effettiva dei documenti è condizionata anche dal consenso degli utenti, spesso non informati o poco coinvolti.

Tra obiettivi raggiunti e realtà disattesa

Il quadro tracciato dalla Fondazione GIMBE restituisce l’immagine di un piano ambizioso ma frenato da lentezze strutturali, disparità geografiche e carenze organizzative. Il rischio, come sottolineato dallo stesso Cartabellotta, è che il raggiungimento delle scadenze diventi un esercizio formale, utile solo per incassare i fondi europei, senza che si traducano in un miglioramento reale della sanità pubblica.

A poco più di un anno dalla conclusione del PNRR, la sanità di prossimità rimane un obiettivo lontano per molti territori, e il futuro del sistema sanitario nazionale dipenderà dalla capacità – politica e amministrativa – di trasformare le risorse disponibili in servizi concreti e accessibili per tutti i cittadini.

Sanità territoriale e digitale, il PNRR in affanno: i dati del report GIMBE



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