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Afghanistan, i bambini rischiano di fare la fame – Agipress – Agenzia di stampa nazionale


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AGIPRESS – In Afghanistan un bambino su cinque circa potrebbe trovarsi ad affrontare livelli critici di fame prima di ottobre a causa dei tagli ai finanziamenti che riducono la quantità di aiuti alimentari disponibili per le famiglie. Questo l’allarme lanciato da Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro. Secondo una nuova ricerca dell’Integrated Food Security Phase Classification (IPC) – la principale autorità internazionale sulla gravità delle crisi alimentari – quasi cinque milioni di bambine e bambini, ovvero il 20% circa dei minori in Afghanistan, si trova ad affrontare livelli di “crisi alimentare acuta” o di “emergenza”. Sebbene quest’anno si prevede che il numero di persone che dovranno affrontare carenze alimentari sia in miglioramento, in Afghanistan si registrano ancora numeri molto alti. I finanziamenti per l’assistenza alimentare sono stati tagliati del 40% e il numero medio di persone destinatarie degli aiuti fino a ottobre 2025 è stato ridotto dal 14% all’1% della popolazione. Nel Paese, circa 420 strutture sanitarie sono state chiuse a causa della sospensione o della chiusura dei progetti di sviluppo, il che significa che circa tre milioni di persone non hanno più accesso all’assistenza sanitaria di base. Prima dei tagli ai finanziamenti, più di 14 milioni di persone avevano già un accesso limitato all’assistenza sanitaria Save the Children ha perso i finanziamenti per 14 strutture sanitarie nell’Afghanistan settentrionale e orientale, ma ne sta utilizzando altri a breve termine per mantenerle aperte. La perdita di queste 14 cliniche significherebbe che ogni mese quasi 7 mila bambini non potrebbero essere sottoposti a screening per la malnutrizione acuta e più di 27 mila persone – tra cui circa 13 mila bambini – perderebbero l’accesso all’assistenza sanitaria nei loro villaggi, secondo le stime dell’Organizzazione. Il dottor Hashim* lavora in una delle 14 cliniche e la sua struttura cura per la malnutrizione acuta circa 200 bambine e bambini. La struttura sanitaria alternativa più vicina dista un’ora e venti minuti di macchina e teme che, senza la sua clinica, le famiglie ricorrano all’assistenza medica solo quando i loro figli sono gravemente malati. “In questi villaggi, la condizione economica della popolazione, a cui Save the Children fornisce servizi, è molto povera. L’unica fonte di reddito è l’agricoltura. A causa della siccità, non possono permettersi di comprare uno sciroppo, quindi come possono permettersi di curare la malnutrizione, che prevede trattamenti costosi per via della distanza dalla clinica più vicina?”. Jamila* ha portato sua figlia Karima*, di 11 mesi, alla clinica, dove è stata curata per una malnutrizione acuta. “Se mia figlia si ammala e se questa clinica viene chiusa, sarà molto difficile per noi finché non troveremo un sostegno economico. Se non abbiamo soldi non possiamo fare nulla e il bambino dovrà rimanere a casa a soffrire”, spiega Jamila*. Save the Children ha curato più di 25 mila bambine e bambini per malnutrizione in Afghanistan nel 2024. Secondo le stime, quasi 3,5 milioni di minori tra i 6 e i 59 mesi dovranno affrontare la malnutrizione acuta nel Paese tra giugno 2024 e maggio 2025, compresi quasi 870 mila casi di malnutrizione acuta grave. “La fame e la malnutrizione sono emergenze silenziose in Afghanistan, ma sono prevenibili. Quando i fondi vengono tagliati, non si tratta solo di numeri su un foglio di calcolo. Significa che le famiglie che facevano affidamento sugli aiuti alimentari rimarranno senza niente, che le madri devono scegliere tra comprare il pane o portare un figlio malato dal medico. Nessun genitore dovrebbe mai trovarsi di fronte a questa scelta. A Save the Children abbiamo reindirizzato le nostre limitate risorse per garantire che 14 cliniche sanitarie continuino a funzionare dopo il taglio dei fondi, perché la vita dei bambini dipende da questo. Ma si tratta di un ripiego, non è la soluzione. Stiamo facendo il possibile, ma non possiamo farcela da soli. Non possiamo distogliere lo sguardo. Non possiamo abbandonare i bambini. La comunità internazionale deve agire. Abbiamo bisogno di investimenti sostenuti nella risposta umanitaria – non solo per soddisfare i bisogni di oggi, ma per proteggere il futuro dei bambini” ha dichiarato Samira Sayed Rahman, Direttrice Advocacy di Save the Children in Afghanistan. Save the Children sostiene le comunità e protegge i diritti dei bambini in tutto l’Afghanistan dal 1976, anche durante i periodi di conflitto e le catastrofi naturali, gestendo programmi in 10 province e collaborando con partner in altre 11 province. Agipress



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