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RINA: “Il futuro del lavoro: competenze e innovazione nell’era dell’intelligenza artificiale”


ROMA  –”Il futuro del lavoro: competenze e innovazione nell’era dell’intelligenza artificiale”, è il tema della conferenza  svolta a Roma in occasione del Consiglio di indirizzo del Registro Italiano Navale – ente privato senza fini di lucro e socio fondatore e di maggioranza di RINA S.p.A. – in collaborazione con TEHA Group (The European House – Ambrosetti), leader nella consulenza ed elaborazione di scenari e dal 2013 1° Think Tank privato in Italia e 4° in Europa.

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Sono intervenuti tra i relatori: Paolo d’Amico, presidente del Registro Italiano Navale, Ugo Salerno, presidente Esecutivo di RINA, e Valerio De Molli, managing partner e CEO di The European House – Ambrosetti e TEHA Group

Questo è il secondo di una serie di incontri organizzati dal Registro Italiano Navale con TEHA. L’ente fa sapere che nei prossimi mesi verranno promosse altre iniziative ed affrontate altre tematiche di attualità, con l’obiettivo di stimolare un confronto approfondito su argomenti di interesse per il futuro delle imprese e della società.

Durante la conferenza è stato evidenziato come l’innovazione e gli investimenti in ricerca e sviluppo (R&S) siano i driver strategici per la competitività, in particolare gli investimenti generano un impatto positivo sia sulla crescita delle singole imprese sia sullo sviluppo economico complessivo del sistema Paese. Tuttavia l’Italia, in termini di innovazione tecnologica, è in ritardo rispetto a molti altri paesi.

Secondo il “TEHA-Global Innosystem Index 2025”  – strumento di informazione e orientamento decisionale che identifica le performance complessive di ciascun paese e misura i risultati di ogni ecosistema di innovazione in base ai fattori chiave della sua performance – il nostro Paese si trova alla 30esima posizione, su 47 nazioni, con un arretramento di due posizioni negli ultimi tre anni. Guidano la classifica Israele, Singapore e Regno Unito.

L’Italia può far leva su alcuni punti di forza per crescere, tra questi la qualità della ricerca, il successo dell’attività brevettuale, l’esportazione di servizi di R&S e la bilancia commerciale manifatturiera. Agendo su questi fattori e concentrandosi in particolare sui seguenti ambiti per rafforzare la capacità di innovare, il Paese può compensare i propri deficit.

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Capitale umano e competenze: l’Italia è al 33esimo posto per spesa in educazione (4,2% del prodotto interno lordo, PIL) e al 34esimo per quota di popolazione con istruzione terziaria (30,6%), confermando un ritardo nella formazione e nello sviluppo del capitale umano rispetto ai principali paesi di riferimento

Risorse R&S: il Paese è 26esimo per spesa totale in R&S (1,3% del PIL) e 25esimo per spesa delle imprese (0,8%), segnando un ritardo negli investimenti in innovazione rispetto ai principali competitor internazionali

Sviluppatori software e unicorni: la nazione si colloca al 42esimo posto per numero di sviluppatori software, con 52 professionisti ogni 1.000 abitanti. Anche sul fronte dell’innovazione il Paese mostra segnali di debolezza: è solo 36esimo per valutazione degli unicorni – startup con una valutazione pari o superiore a un miliardo di dollari – che rappresentano appena lo 0,2% del PIL

Attrattività del Paese: l’Italia si trova al 29esimo posto per mobilità in ingresso di studenti universitari, con appena il 4,2% degli iscritti provenienti dall’estero.
È inoltre 25esima per flussi di investimenti diretti esteri in ingresso, pari all’1,8% del PIL

Paolo d’Amico, presidente del Registro Italiano Navale, ha dichiarato: «Sviluppare competenze adeguate è essenziale per cogliere le opportunità della trasformazione tecnologica. L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando modelli produttivi e organizzativi e, secondo il Future of Jobs Report 2025 del World Economic Forum, oltre il 75% delle aziende prevede di adottarla entro il 2030. Diventa quindi sempre più urgente investire nella formazione, nella cultura digitale e in competenze trasversali. La tecnologia, infatti, è un alleato ma il suo valore si realizza solo se resta al servizio dell’esperienza umana».

Ugo Salerno, presidente esecutivo di RINA, ha affermato: «In RINA stiamo affrontando la trasformazione dell’intelligenza artificiale non solo come un’evoluzione tecnologica ma come un cambiamento culturale profondo. Le nostre strutture diventano veri e propri cantieri sperimentali in cui testiamo, impariamo e costruiamo nuovi modelli operativi. L’obiettivo è introdurre copiloti digitali che non si limitino a migliorare l’efficienza ma che supportino le persone nel prendere decisioni migliori, più rapide e consapevoli. Per noi, l’adozione dell’AI è un’opportunità per immaginare nuovi servizi, più intelligenti e vicini ai bisogni dei nostri clienti».

Valerio De Molli, managing partner e CEO di The European House – Ambrosetti e TEHA Group, ha sottolineato: «Nell’ambito dell’innovazione, l’Italia può fare leva su diversi punti di forza, come la qualità della ricerca, dove si posiziona al secondo posto a livello globale dopo la Svizzera per numero di ricerche citabili ogni 100 ricercatori (80,6). Inoltre, considerando la percentuale di scienziati nel Top 2% dei migliori ricercatori, l’Italia si classifica al secondo posto con il 4,5%, subito dopo il Regno Unito (5,9%). Questa qualità della ricerca si traduce anche in un tasso di approvazione dei brevetti del 76,6%, il valore più elevato nell’Ue. Ma non solo, con 3,7 miliardi di euro di saldo commerciale dei servizi di R&S, l’Italia è 1° in Ue e 8° nel mondo. Non da ultimo, l’Italia si classifica terza a livello globale e prima in Europa per potenza di calcolo, con due supercomputer ad alte prestazioni presenti nella Top 10 mondiale. Inoltre, l’Eni HPC6 è il supercomputer industriale più potente al mondo. Al contempo, rimangono dei temi aperti connessi alle competenze, in primis quelle per l’intelligenza artificiale: gli adulti italiani sono tra i meno attrezzati da un punto di vista cognitivo a interagire con l’AI e solo il 46% degli adulti ha competenze digitali di base rispetto al target europeo al 2030 dell’80%».

(Nella foto da sin. Ugo Salerno, presidente Esecutivo di RINA, Paolo d’Amico, presidente del Registro Italiano Navale, Valerio De Molli, managing partner e ceo di The European House – Ambrosetti)

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