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Ex Ilva, dal governo le risorse per continuare a vivere. Ma ai sindacati non basta: «Servono garanzie sul futuro»


di
Michelangelo Borrillo

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In arrivo un decreto per mantenere in vita l’azienda fino alla vendita. Il neo sindaco di Taranto nuovo ostacolo per Baku che vuole la nave rigassificatrice: «Non è più la città dei ricatti»

La trattativa con gli azeri di Baku Steel non si è conclusa — come da programma — entro giugno e allora il governo farà un decreto per dare nuove risorse ad Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria. Per farla continuare a vivere fino a che gli orizzonti futuri non saranno più chiari. Questo il punto fermo emerso dal vertice sull’ex Ilva che si è tenuto a Palazzo Chigi tra governo e sindacati, durato poco più di un’ora. «Fino alla definizione di un quadro chiaro il governo può solo provvedere alla copertura finanziaria dell’azienda», ha garantito il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, aprendo l’incontro a cui hanno partecipato il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e il ministro del Lavoro e delle politiche sociali Marina Calderone. E il «quadro chiaro» significa Accordo di programma e Autorizzazione integrata ambientale (Aia) per portare a chiusura la vendita. «Il governo — è spiegato nella nota di Palazzo Chigi diffusa al termine dell’incontro — ha confermato il massimo impegno a tutti i livelli per il rilancio della siderurgia e la tutela dell’occupazione. L’esecutivo ha chiarito, inoltre, che la trattativa per la vendita dell’ex Ilva prosegue con continue interlocuzioni e ha assicurato la copertura finanziaria per il proseguimento delle attività dell’azienda attraverso un decreto legge. Sono state confermate le attuali condizioni per il beneficio della Cig».

L’insoddisfazione dei sindacati

Ma le nuove risorse, ai sindacati, non bastano: «Il finanziamento è importante perché ci fa prendere un po’ di ossigeno — ha sottolineato Rocco Palombella, segretario generale Uilm — ma il tema è: il finanziamento senza la prospettiva occupazionale e industriale finisce e noi saremo punto e a capo a quello che è successo negli ultimi anni. Il governo si è preso altri 10 giorni per poter darci risposte. Ma per noi il tempo ormai è scaduto e qualsiasi ipotesi di rinvio la consideriamo negativa vista la situazione drammatica». Il vero interrogativo, infatti, è proprio questo: con chi andrà avanti l’ex Ilva? «Se si ritirano fuori proposte che erano state accantonate — ha evidenziato Ferdinando Uliano, numero uno della Fim Cisl, riferendosi a Jindal e Bedrock richiamati in causa da Urso, in alternativa a Baku Steel — ci viene il dubbio se quella che era stata considerata la prioritaria ci sia ancora». E anche per il segretario generale della Fiom-Cgil, Michele De Palma, «i 350 milioni di nuove risorse sono solo una toppa. Continuo a pensare che in questo momento lo Stato dovrebbe fare lo Stato fino in fondo e assumersi la responsabilità della gestione con capitale proprio e rilanciare sia da un punto di vista industriale che occupazionale». Che è anche il pensiero del governatore pugliese Michele Emiliano: «Io sono sempre dell’idea che se non si trova l’acquirente giusto è meglio nazionalizzare l’Ilva».




















































Le condizioni del nuovo sindaco di Taranto

Sulla vendita a Baku, che ha già rivisto al ribasso l’offerta iniziale dopo l’incendio dello scorso 7 maggio all’Altoforno 1, da oggi c’è anche un’altra incognita: il neo sindaco di Taranto, appena eletto, Piero Bitetti, ha subito messo le cose in chiaro sull’ex Ilva: «Taranto non è più la città dei ricatti». E i 5 Stelle, in cambio dell’appoggio al Pd che ha contribuito alla sua elezione, hanno chiesto il no alla nave rigassificatrice che, invece, è al centro dell’investimento di Baku, finalizzato alla decarbonizzazione dello stabilimento.

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9 giugno 2025 ( modifica il 9 giugno 2025 | 21:12)

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