A poco più di un anno e mezzo dal primo passaggio in giunta regionale (25 ottobre 2023), c’è il via libera (bis) di Palazzo Raffaello al Piano Infrastrutture Marche 2032, corredato stavolta della Valutazione ambientale strategica (Vas): è il documento che definisce il futuro assetto delle infrastrutture della regione “con una visione integrata e sostenibile” e “una prospettiva di investimenti complessivi pari a 5,9 miliardi di euro” – fa sapere la Regione –, tra fondi europei, ministeriali e risorse regionali. Superati i primi tre step, l’ultimo passaggio per la ratifica del Piano Infrastrutture sarà in Consiglio regionale.
“In questi anni abbiamo lavorato con attenzione su tutto il territorio per superare il gap infrastrutturale atavico di questa regione – dice il governatore Francesco Acquaroli –. Ecco, il piano racchiude una strategia infrastrutturale completa, moderna e condivisa, è la visione che abbiamo per le Marche. Un atto frutto di un lungo lavoro, che colma un vuoto programmatico con decisione, racchiude imponenti investimenti e proietta la regione verso una crescita concreta. Migliorare le infrastrutture significa migliorare la qualità di vita dei cittadini, potenziare la competitività delle imprese e l’attrattività turistica della regione, senza dimenticare i giovani e l’ambiente”.
“È la risposta che mancava da troppo tempo e nasce da un percorso di ascolto e confronto con forze economiche e sociali – aggiunge l’assessore regionale alle infrastrutture, Francesco Baldelli –. Il Piano Marche 2032 interessa l’intero territorio, perché è uno strumento finanziato con un mix di fondi (risorse regionali, fondi ministeriali ed europei) che ci permettono di intervenire ovunque sia necessario, puntando su sostenibilità, sicurezza, intermodalità e interconnessione. Gli investimenti nelle infrastrutture sono la più grande opportunità di crescita per l’intera regione”.
Tra le novità, spicca l’avvio del percorso di adeguamento della strada Urbinate, “un collegamento fondamentale per la provincia di Pesaro e Urbino”. La Regione fa infatti sapere di avere avviato “l’iter di condivisione tecnica delle soluzioni infrastrutturali con Anas e Comuni interessati”.
Quattro gli obiettivi del Piano: in primis “riconnettere Ancona alle Marche e le Marche all’Italia e all’Europa, colmando la carenza di collegamenti che ha pesato in maniera determinante sul declassamento (2018) nella classificazione europea da regione da sviluppata a regione in transizione”. Il secondo: costruire un nuovo Corridoio europeo Ten-T diagonale, che colleghi i Balcani e l’Oriente con l’Atlantico e con la Penisola Iberica, passando attraverso la “piattaforma logistica” costituita da porto di Ancona, aeroporto e interporto.
Il terzo obiettivo del piano è la creazione di “una rete infrastrutturale ‘a maglia’ su gomma e ferro”, strade e ferrovie. “L’intento – si legge nel documento – è di fare incrociare le quattro superstrade principali (Salaria, 77 Civitanova-Foligno, SS76, E78 Fano-Grosseto, da completare) con l’A14 e la Pedemontana delle Marche”, che “si sviluppa da Urbino ad Ascoli e va completata”.
Quanto alla rete del trasporto ferroviario, “fondamentale” è giudicato l’anello ferroviario Ascoli-Porto d’Ascoli-Civitanova-Fabriano. “In prospettiva il piano prevede che prosegua verso Urbino lungo la tratta della Subappennina Italica riattiva nel 2021 a fini turistici, ricongiungendosi poi a Fano con la ferrovia Adriatica”.
“Al centro di questo sistema intermodale – scrive la Regione – ci saranno il porto di Ancona, l’aeroporto di Falconara e l’interporto di Jesi”. Ultimo obiettivo: “realizzare infrastrutture moderne ed efficienti per uno sviluppo sostenibile”. L’idea è di coniugare sicurezza, efficienza dei trasporti e rispetto ambientale, riducendo tempi di percorrenza, costi e impatto ambientale. Al tempo stesso, le infrastrutture dovranno fungere da volano per l’attività imprenditoriale e la creazione di lavoro, specie per i giovani, diventando anche uno strumento di coesione sociale.
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