Un’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Milano ha portato all’arresto di diverse persone, tra cui esponenti politici di Forza Italia e Fratelli d’Italia, sospettate di aver ricevuto finanziamenti illeciti da un imprenditore per ottenere appalti pubblici. L’operazione ha coinvolto decine di indagati in Lombardia e in altre province, molti dei quali destinatari di misure restrittive. Il filone principale si concentra sul settore dei rifiuti e delle bonifiche, ma nelle accuse emergono anche presunte interferenze su suolo pubblico e nomine politiche sospette.
Ruolo chiave di daniele d’alfonso nell’inchiesta sulla corruzione politica
Daniele D’Alfonso, imprenditore nel settore dei rifiuti e delle bonifiche ambientali, rappresenta la figura centrale dell’indagine partita dalla Dda milanese. Le indagini lo descrivono come l’organizzatore di un sistema di corruzione ampio, definito “tentacolare” dagli inquirenti, mirato a infiltrare e “comprare” esponenti politici per ottenere favori e appalti. Secondo il fascicolo, durante la campagna elettorale del 2018, D’Alfonso avrebbe versato ingenti somme di denaro direttamente a vari politici di Forza Italia, tra cui Fabio Altitonante, consigliere regionale lombardo, e Diego Sozzani, parlamentare che ha ricevuto una richiesta di arresto. Anche il partito Fratelli d’Italia risulta tra chi avrebbe beneficiato di finanziamenti illeciti.
Il modus operandi prevedeva il pagamento di false fatture tramite società collegate, mascherando in questo modo il trasferimento di denaro illecito. Le tangenti, oltre ai finanziamenti elettorali, erano scambiate per appoggi a gare pubbliche. L’imprenditore avrebbe avuto un ruolo in alcune aziende partecipate pubbliche e attraverso dei “collettori” riusciva a canalizzare i fondi verso i politici coinvolti. Le intercettazioni dimostrano incontri frequenti tra D’Alfonso e i rappresentanti politici, anche in locali pubblici abituali, rispettati in ambito istituzionale.
Dettagli sulle persone indagate e le accuse contestate
Sono novantacinque gli indagati a vario titolo nella vicenda, con accuse che vanno dall’associazione per delinquere aggravata dal favoreggiamento a organizzazioni mafiose fino a corruzione, finanziamento illecito ai partiti, turbativa d’asta e riciclaggio. Tra questi figurano politici, imprenditori e dirigenti di società pubbliche coinvolte in appalti. Delle 43 ordinanze restrittive eseguite, 12 persone sono finite in carcere, 16 ai domiciliari, mentre altre 15 hanno ricevuto misure meno restrittive come l’obbligo di dimora o di firma.
Le province toccate dalle misure includono non solo Milano, ma anche Varese, Monza e Brianza, Pavia, Novara, Alessandria, Torino e Asti. L’operazione ha mobilitato circa 250 tra carabinieri e finanzieri, segno dell’ampiezza e della complessità dell’indagine. Gli inquirenti mettono in luce come il sistema criminale abbia agito a partire soprattutto dalla Lombardia, coinvolgendo anche amministrazioni locali di altre regioni nel Nord-Ovest.
Sono numerosi i reati contestati, con un quadro in cui il trasferimento di denaro illecito e la manipolazione delle gare pubbliche si intrecciano. Oltre agli appalti nel settore ambientale, emergono anche casi legati a varianti urbanistiche e nomine sospette nella pubblica amministrazione. Gli investigatori indicano come il sistema abbia favorito anche l’ingresso di esponenti della ‘Ndrangheta all’interno delle imprese legate agli appalti.
Coinvolgimento di pietro tatarella e le pressioni sull’area ex expo
Tra coloro arrestati compare Pietro Tatarella, consigliere comunale a Milano e vice coordinatore lombardo di Forza Italia, che secondo l’inchiesta riceveva un compenso mensile da D’Alfonso in cambio di favori negli appalti, tra cui quelli per l’azienda Amsa, che gestisce i rifiuti della città. Le intercettazioni mostrano come Tatarella cercasse di estendere l’influenza anche nell’area dell’ex Expo, terreno molto ambito per progetti immobiliari e commerciali.
Non a caso, il gip segnala la preoccupazione per il possibile uso improprio della delega affidata a Fabio Altitonante, sottosegretario regionale all’area Expo. La gestione di quest’area, con interessi economici milionari, sarebbe stata influenzata da legami tra politici e imprenditori coinvolti nell’indagine. Tatarella si proponeva come intermediario importante anche in rapporti con altri pubblici ufficiali, sfruttando il suo ruolo per promuovere affari illeciti e aggirare normative.
Una conversazione dell’ottobre 2018 rivela come Tatarella presentasse la sua posizione nella Ecol-Service, l’impresa di D’Alfonso, sottolineando il suo ruolo di “collettore” di contatti istituzionali. Questo gli avrebbe permesso di intessere relazioni utili per ottenere contratti e favori, alimentando un circuito di scambi opachi tra pubblico e privato. Le intercettazioni confermano anche incontri tra Tatarella e D’Alfonso in ristoranti di Milano, diventati luoghi di discussione per affari illegali.
Episodi di istigazione alla corruzione e richieste di consulenze a fontana
Tra le accuse spicca anche un episodio di istigazione alla corruzione nei confronti di Attilio Fontana, presidente della Lombardia, che risulta parte offesa. Gioacchino Caianiello, ex coordinatore provinciale di Forza Italia a Varese e anch’egli destinatario di ordinanze restrittive, avrebbe proposto a Fontana una serie di consulenze costose in cambio di nomine politiche, tra cui quella di un dirigente nella direzione generale “Istruzione Lavoro e Formazione”. La nomina però non avvenne.
Fontana non avrebbe denunciato l’episodio. A riguardo ha risposto brevemente, affermando di “attendere gli sviluppi giudiziari e di rispettare il lavoro della magistratura.” L’episodio mette in luce i tentativi di condizionamento interno rivolti al governo regionale e come alcuni politici percepiscano le cariche pubbliche come merce di scambio.
Filoni principali: appalti amsa, pgt varesino e legami con la ‘ndrangheta
L’inchiesta si sviluppa su diverse direttrici. Il primo riguarda gli appalti di Amsa, l’azienda che gestisce i servizi ambientali di Milano, e altre società partecipate pubbliche. Sono emerse false fatturazioni e tangenti legate a commesse per il trattamento e lo smaltimento rifiuti.
Un secondo filone riguarda la zona di Varese e le varianti del Piano di governo del territorio, con presunti favoritismi nella gestione urbanistica. Qui il ruolo di Caianiello appare centrale per agevolare nomine e scelte politiche. Un ulteriore elemento riguarda i rapporti di Daniele D’Alfonso con la famiglia calabrese dei Molluso di Buccinasco, considerata legata alla ‘Ndrangheta. Secondo l’accusa, D’Alfonso avrebbe favorito questa organizzazione offrendo lavoro a elementi della cosca grazie agli appalti ottenuti dietro tangenti.
Le società coinvolte nell’inchiesta, come Prealpi servizi e Alfa srl, riguardano vari ambiti di servizi pubblici. L’inchiesta punta a dimostrare come i legami tra politica, imprenditoria e criminalità abbiano contaminato alcuni settori chiave in Lombardia e nelle province limitrofe, con conseguenze rilevanti sugli investimenti pubblici.
Implicazioni per i politici coinvolti e le reazioni istituzionali
Tra gli arrestati si contano anche politici come Fabio Altitonante, sottosegretario all’area Expo, accusato di corruzione. In parallelo, è stato chiesto l’arresto del deputato Diego Sozzani di Forza Italia per finanziamento illecito. Sozzani ha annunciato la sua sospensione temporanea da incarichi e si è detto pronto a dimettersi se emergeranno responsabilità.
Altri nomi comprendono Andrea Gallina, amministratore di Acqua Novara Vco, finito agli arresti domiciliari per turbativa d’asta e corruzione. A seguito delle accuse, il sindaco di Novara ha chiesto le dimissioni immediate di Gallina per tutelare l’ente pubblico.
Forza Italia ha deciso di sospendere temporaneamente i dirigenti coinvolti per preservare l’immagine del partito. La coordinatrice regionale Mariastella Gelmini ha ribadito la presunzione di innocenza ma ha sottolineato la volontà di collaborare con la magistratura.
Il ministro degli Interni, Matteo Salvini, ha definito l’operazione un passo importante nella lotta alla corruzione. Anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha evidenziato l’efficacia delle norme anti-corruzione recentemente introdotte, auspicando un ulteriore inasprimento se necessario. La vicenda segna un colpo significativo contro infiltrazioni illecite nei meccanismi politici e burocratici lombardi, con ricadute che si estendono oltre i confini regionali.
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