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Investire in giustizia: il Litigation Funding come asset class per gli investitori




Nel panorama degli investimenti alternativi, il Litigation Funding – o finanziamento delle cause legali – sta attirando sempre più l’attenzione di investitori istituzionali, family office e HNWI alla ricerca di rendimenti decorrelati dai mercati tradizionali. Si tratta di una forma di investimento in cui un soggetto terzo fornisce i capitali necessari per portare avanti un’azione legale, in cambio di una percentuale sull’eventuale risarcimento ottenuto.

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Un modello nato nei Paesi anglosassoni, oggi in espansione anche in Europa continentale, Italia inclusa, dove sta emergendo come asset class non correlata in grado di generare IRR a doppia cifra, pur con un profilo di rischio non trascurabile.

Come funziona il litigation funding

In pratica, l’investitore finanzia i costi legali di un soggetto coinvolto in una controversia (tipicamente una causa commerciale o di diritto societario), assumendosi il rischio dell’eventuale insuccesso. Se la causa ha esito positivo, il finanziatore riceve una quota prefissata del risarcimento (spesso tra il 20% e il 50%); se ha esito negativo, perde il capitale investito. L’investimento può essere diretto – partecipando a singole controversie selezionate – oppure indiretto, tramite fondi specializzati che costruiscono portafogli diversificati di casi, riducendo così il rischio specifico.

Rendimento potenziale e decorrelazione

Uno degli aspetti più attrattivi del litigation funding è la decorrelazione rispetto ai mercati azionari, obbligazionari o immobiliari. Il rendimento dipende solo dall’esito della causa, e non dalle dinamiche macroeconomiche o di mercato. In un contesto di volatilità e tassi in rialzo, questo aspetto rappresenta un vantaggio competitivo non trascurabile.

Secondo i dati di Burford Capital, uno dei principali player internazionali, il rendimento interno lordo (gross IRR) dei casi finanziati si è attestato intorno al 30% negli ultimi anni. Altri operatori, come Omni Bridgeway o Therium, dichiarano ritorni medi annui compresi tra il 15% e il 25%, con orizzonti temporali di 2-4 anni per singolo caso.

Tuttavia, si tratta di dati che riflettono anche una significativa selezione all’ingresso: solo una minima parte delle cause proposte (meno del 5%) viene effettivamente finanziata, dopo una due diligence giuridica ed economica estremamente rigorosa.

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I rischi dell’investimento

Nonostante l’elevato potenziale di rendimento, il litigation funding presenta rischi peculiari:

  • Binomialità del risultato: il ritorno è fortemente asimmetrico – o si guadagna molto, o si perde tutto.
  • Illiquidità: i capitali sono vincolati per anni, fino all’esito definitivo della causa. Uscite anticipate sono rare e complesse.
  • Rischio regolamentare e reputazionale: in alcune giurisdizioni, il litigation funding è ancora soggetto a incertezze normative. Inoltre, sostenere un contenzioso potrebbe esporre l’investitore a critiche etiche o di immagine.
  • Costi legali e oneri imprevisti: l’evoluzione del contenzioso può portare a spese legali aggiuntive che riducono i margini.

Per questo motivo, si tratta di un investimento adatto a portafogli sofisticati, con una quota limitata dell’allocazione complessiva e una gestione attiva del rischio.

Il contesto italiano

In Italia il litigation funding è ancora una nicchia, ma in crescita. Alcuni studi legali stanno iniziando a collaborare con fondi internazionali, mentre stanno nascendo anche operatori domestici che propongono veicoli strutturati per investitori qualificati. Il focus principale è su cause societarie, fallimentari o arbitrati, con importi medi sopra il milione di euro.

La giurisprudenza si sta progressivamente aprendo al tema, anche se mancano ancora riferimenti normativi precisi. Tuttavia, in un sistema giudiziario storicamente lento e costoso, il litigation funding potrebbe rappresentare una leva di efficienza – oltre che di giustizia – sia per le imprese che per il sistema economico.

Uno strumento da maneggiare con competenza

Il litigation funding è un’opportunità concreta per diversificare i portafogli con un asset ad alto rendimento potenziale, decorrelato e innovativo. Tuttavia, richiede un alto grado di specializzazione, competenze giuridiche e una grande attenzione alla gestione del rischio.

Per l’investitore sofisticato, rappresenta una scommessa calcolata sul valore della giustizia – con la possibilità di trarne, in caso di successo, un ritorno economico superiore a molte asset class tradizionali. In un contesto di crescente ricerca di alpha, rappresenta una frontiera che merita attenzione. Ma come ogni investimento alternativo, va affrontato con la consapevolezza che rendimento e rischio camminano sempre insieme.



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