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“Obiettivo ambizioso in linea con Costituzione”


De Michele: “Obiettivo ambizioso in linea con Costituzione”

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“Recidiva Zero è un obiettivo ambiziosissimo ma perfettamente in linea con la funzione costituzionale della pena”. Così il capo del dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, Stefano Carmine De Michele, nel suo intervento alla II edizione di “Recidiva Zero. Studio, formazione e lavoro in carcere e fuori dal carcere”.

Il nuovo capo del Dap ha ricordato che “tra tutti gli strumenti atti alla rieducazione, insieme allo studio, all’istruzione e allo sport, il lavoro è quello più potente. Fondamentale per la riduzione della recidiva perché favorisce l’assunzione di responsabilità da parte del detenuto e, quindi, facilita il suo percorso di reinserimento nella società”.

De Michele ha fornito i numeri dei detenuti impegnati nel lavoro penitenziario al 31 dicembre 2024: 21.235 i detenuti impiegati (il 34,3% dei presenti), di cui 18.063 alle dipendenze dell’Amministrazione e 3172 alle dipendenze di terzi. Di questi ultimi, 1151 svolgono attività lavorativa all’interno degli istituti, 898 sono impegnati al lavoro all’esterno e 1123 sono i semiliberi. Sono 7600 invece gli stranieri, il 38,5% del numero complessivo.

Fondamentale è l’apporto offerto dalla legge Smuraglia, leva fondamentale per favorire l’incremento dell’attività lavorativa privata. Il capo del Dap: “Nel 2025 sono pervenute 730 richieste di autorizzazione da parte di imprese e cooperative, per un importo di sgravi fiscali che supera i 12,7 milioni di euro”.

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Recidiva zero - De Michele Sangermano Turrini Vita

“L’impegno del Dipartimento – ha concluso De Michele – è massimo sul campo del lavoro, grazie anche all’apporto importantissimo che viene dai provveditorati e dai direttori degli istituti penitenziari”.

In apertura dei lavori, dopo l’intervento del presidente del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, Riccardo Turrini Vita, ha preso la parola il capo del dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità, Antonio Sangermano.

“Nel diritto minorile – ha ricordato – il nostro approccio è rivolto alla educazione del condannato minore, piuttosto che alla sua rieducazione, come invece avviene con il detenuto adulto che ha già una sua stratificazione esistenziale ispessita, del tutto diversa dal minore”.

Sangermano sottolinea come sia fondamentale coniugare sempre trattamento e responsabilità, diritti insieme ai doveri: “Il percorso di resipiscenza e risocializzazione non può infatti non partire da una assunzione di responsabilità da parte del minore”.

Un discorso a parte merita poi il tema dei minori stranieri, che costituiscono quasi il 50% della popolazione degli Ipm: “Dobbiamo offrire loro scolarizzazione, cultura, laboratori tematici e lavoro, come tirocinio ma anche come mercede. È importantissimo in questo senso dare loro un corrispettivo per l’attività svolta”.

Negli istituti penali minorili sono ospitati 586 ragazzi, 311 sono italiani e 275 stranieri; 355 i minori di diciotto anni e 230 gli adulti.

“Per l’esecuzione penale esterna, importantissima, – ricorda infine Sangermano – abbiamo 1639 misure alternative in atto, per una gestione totale di  142.765 pratiche. Per sottolineare come la pena non sia soltanto il carcere”.

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