Il 17 giugno 2025 si è svolta presso la Scuola di formazione “Giovanni Falcone” del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria a Roma la seconda edizione della giornata nazionale dedicata al lavoro in carcere.
Il convegno ha riunito rappresentanti del Governo, delle istituzioni, del mondo imprenditoriale e sindacale, per fare il punto sul progetto “Recidiva Zero”, una strategia ambiziosa che punta a trasformare il sistema carcerario italiano da luogo di esclusione a motore di inclusione sociale ed economica.
Al centro del dibattito, tra le iniziative piu interessanti, l’alleanza operativa tra il CNEL e le principali organizzazioni datoriali, sancita da un nuovo protocollo d’intesa. Un’occasione definita “storica” dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, per lanciare un sistema integrato capace di promuovere rieducazione, lavoro e reinserimento.
Da notare che nella stessa ottica è stato recentemente previsto con la conversione in legge del decreto Sicurezza un ampliamento delle agevolazioni per l’assunzione di detenuti ammessi al lavoro esterno . Leggi in merito Decreto sicurezza sgravi e apprendistato per i detenuti
1) Il Protocollo CNEL con i datori contro le recidive
Durante il convegno è stato siglato il protocollo d’intesa tra il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL), presieduto da Renato Brunetta, e 16 organizzazioni datoriali tra cui Confindustria, Confartigianato, Coldiretti, Confcooperative e Legacoop.
Il documento sancisce l’adesione di queste realtà al Segretariato permanente per l’inclusione economica, sociale e lavorativa delle persone private della libertà personale, già operativo presso il CNEL.
Il protocollo impegna le parti a realizzare iniziative imprenditoriali e formative all’interno dei 189 istituti penitenziari italiani.
Tra le azioni previste:
- mappatura dei fabbisogni professionali locali,
- attivazione di corsi di formazione tarati sulle singole strutture carcerarie,
- riattivazione di aree produttive inutilizzate e promozione del marchio “Made in carcere”.
Le imprese potranno anche facilitare l’inserimento lavorativo esterno di detenuti ed ex detenuti. La finalità ultima è ridurre il tasso di recidiva — oggi stimato oltre il 70% — attraverso percorsi di reinserimento solidi, dignitosi e regolarizzati dai contratti collettivi nazionali
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2) I numeri del lavoro nella realta carcceraria
Per comprendere l’urgenza del progetto, basti pensare che oltre il 70% dei detenuti ricade nella recidiva e solo il 34% è attualmente impiegato in attività lavorative, nella quasi totalità alle dipendenze dell’Amministrazione penitenziaria.
Di seguito, una tabella riepilogativa con i principali numeri del sistema carcerario italiano aggiornati al 2024:
Indicatore | Valore | Note |
---|---|---|
Totale detenuti | 61.861 | 2.698 donne |
Detenuti lavoratori | 21.235 | 19.985 uomini, 1.250 donne |
Occupati per imprese | 3.172 | di cui 1.123 semiliberi (art. 48), 1.152 in art. 20 |
Stranieri detenuti | 19.694 | 7.600 lavoratori circa |
Aziende che utilizzano le agevolazioni Legge Smuraglia* | 730 | 2.734 occupati, 12,7 mln € di credito d’imposta |
Settore più attivo | Lavanderia (4,7%) | Segue serigrafia (3,5%) |
*(La legge Smuraglia L 193 2000 è una misura che sostiene le aziende che assumono detenuti o ex detenuti attraverso crediti d’imposta. Prevede che le imprese che impiegano detenuti possano accedere a un credito d’imposta per un importo massimo di € 520 mensili per ogni soggetto assunto, purché le attività lavorative siano realizzate:
- All’interno degli istituti penitenziari,
- All’esterno, nel caso di semiliberi o ammessi al lavoro all’esterno,
- Oppure in collaborazione con cooperative sociali.
Occorre stipulare una convenzione con la Direzione dell’Istituto penitenziario. La retribuzione erogata è quella prevista dai contratti collettivi di lavoro. Il credito non concorre alla formazione del reddito imponibile ed è utilizzabile in compensazione e cumulabile con altri benefici).
3) Iniziative concrete: SIISL, INPS, formazione universitaria
Tra gli strumenti innovativi presentati al convegno, centrale è l’estensione ai detenuti del SIISL (Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa), sviluppato da Ministero del Lavoro e INPS. Tramite un referente penitenziario, i curricula dei detenuti saranno caricati sulla piattaforma e validati dai Centri per l’impiego. Le aziende potranno visionarli in forma anonima, aprendo la strada a nuove opportunità di impiego già durante la detenzione
È attivo inoltre un progetto pilota con sportelli lavoro in alcuni istituti penitenziari, che punta a coinvolgere mille detenuti e altrettante aziende.
Il Fondo Repubblica Digitale ha anche stanziato 5 milioni di euro per finanziare la formazione digitale, con l’obiettivo di formare 4.000 persone.
Non meno significativo il ruolo delle università: 47 Atenei partecipano ai poli universitari penitenziari, con 1.837 detenuti iscritti a corsi — per l’89% triennali — principalmente in ambito umanistico, giuridico ed economico.
Due le criticità da risolvere: la scarsità di didattica a distanza e la mancanza di una mappatura sistematica delle competenze scolastiche di base.
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