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Accessibilità digitale: sanzioni in vista per le aziende


Se il 2018 è stato l’anno della privacy e dell’entrata in vigore del GDPR, il 2025 è l’anno dell’accessibilità. Infatti, la data da cerchiare in rosso è il 28 giugno 2025, come indicato nella Direttiva UE 882/2019, recepita nel nostro Paese dal D.Lgs. 82/2022.

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Il quadro normativo europeo per l’accessibilità siti web

Anche gli altri Stati Membri dell’Unione Europea si sono adeguati recependo con atti interni il cosiddetto European Accessibility Act; pertanto, al netto del quadro d’insieme stabilito dalla direttiva stessa, alcuni aspetti burocratici possono essere trattati in maniera diversa nel singolo Paese.

La presente analisi ha coinvolto, oltre all’Italia, alcuni tra i 27 Stati, con particolare attenzione a Paesi come Francia, Germania, Spagna, Portogallo, Polonia e Irlanda. La selezione è stata motivata dall’importanza degli scambi commerciali tra questi e l’Italia, anche tramite il canale eCommerce. La direttiva 882/2019, infatti, riguarda sia i prodotti che i servizi, e tra questi rientrano i servizi di commercio elettronico.

Normativa preesistente e ampliamenti nazionali per l’accessibilità digitale

Per ragioni di completezza è opportuno e necessario anche citare la normativa preesistente in materia, cioè la Direttiva UE 2102/2016 (recepita in Italia dal D.Lgs. 106/2018 che ha modificato la L. 4/2004 c.d. Legge Stanca), che è stata disegnata principalmente per le pubbliche amministrazioni, ma che in alcuni casi è stata estesa a livello nazionale anche a persone giuridiche private. Infatti, ad esempio, Italia e Francia hanno deciso di ampliare l’ambito di applicazione, includendo tra i soggetti obbligati all’adeguamento anche le imprese che realizzano fatturati particolarmente elevati (nello specifico > 500 milioni di euro in Italia; > 250 milioni di euro in Francia), mentre il Portogallo ha incluso anche le organizzazioni non governative (ONG).

Adempimenti e tempistiche per la dichiarazione di accessibilità

In questo caso, tutti i Paesi prevedono che venga redatta la dichiarazione di accessibilità; in relazione al suo aggiornamento, in alcuni casi sono state stabilite delle date specifiche (23 settembre per l’Italia, 31 marzo per la Polonia), in altri, è previsto un aggiornamento annuale (come per la Spagna e la Germania) e in altri ancora, l’aggiornamento deve essere “regolare” (Irlanda)

Spesso (Francia, Italia, Spagna) sono inoltre previsti per i soggetti indicati degli obblighi di formazione nei confronti del loro personale in termini di accessibilità.

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Obblighi impliciti di accessibilità siti web per le PMI

Con riferimento alla Direttiva UE 882/2019 più recente, le differenze tra le leggi di recepimento riguardano le date da cui hanno effetto le disposizioni normative, la redazione e la pubblicazione della dichiarazione di accessibilità.

Partendo da quest’ultimo, è interessante notare come non sia previsto esplicitamente un obbligo di redazione e pubblicazione della dichiarazione di accessibilità, a differenza della direttiva e atti normativi nazionali precedenti.

Tuttavia, questo obbligo lo si presume. Infatti, considerando come esempio il nostro D. Lgs. 82/2022, all’interno dell’art. 12 è indicato che: “Il fornitore di servizi predispone le informazioni necessarie in conformità dell’allegato IV indicando le modalità con le quali sono soddisfatti requisiti di accessibilità. Le informazioni sono messe a disposizione del pubblico”. E ancora: “[…] il fornitore di servizi predispone le misure necessarie a garantire la costante conformità della prestazione ai requisiti di accessibilità”.

Ciò vuol dire che le PMI sono tenute non solo a rendere il loro sito accessibile (deroghe permettendo) e a redigere la dichiarazione di accessibilità, ma anche ad aggiornare tale documento.

Differenze nelle date di applicazione della normativa europea

Le differenze maggiori tra i vari atti emessi nei Paesi UE riguardano in realtà l’entrata in vigore degli effetti della normativa. Infatti, in alcuni casi, la data indicata è il 28 giugno 2025 tout court (ad esempio, in Polonia), mentre in altri casi, sono previsti termini diversi. In Portogallo e Spagna, la normativa entra in vigore il 28 giugno 2025 ma si specifica anche una proroga al 2027 per quanto riguarda le questioni relative al numero unico di emergenza UE 112.

Ancora, in Italia, in Francia e in Irlanda, è indicato il termine del 28 giugno 2025, ma si inserisce anche una proroga al 2030 per quanto riguarda i servizi forniti attraverso l’uso di prodotti già legalmente utilizzati. Inoltre, anche la Francia prevede un’ulteriore proroga al 2027 per il numero di emergenza europeo. Un termine particolare è stato infine previsto in Germania, in cui è indicato che i terminali self-service utilizzati dai fornitori di servizi prima del 28 giugno 2025 possono essere utilizzati finché durano ma comunque non oltre il 2040.

Elementi comuni tra i paesi UE per l’accessibilità web

I punti di contatto tra i diversi Paesi, invece, concernono i soggetti esclusi dagli obblighi, il contenuto della dichiarazione di accessibilità e il riferimento alle linee guida tecniche da adottare.

In linea con la Direttiva, in tutti i Paesi sono state escluse dal novero di soggetti tenuti ad applicare la nuova normativa le microimprese, cioè quelle aziende che impiegano meno di 10 dipendenti o, in alternativa, che fatturano massimo 2 milioni di euro.

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Inoltre, per quanto riguarda il contenuto della dichiarazione di accessibilità, questo deve essere sempre redatto in modo chiaro, comprensibile e facilmente consultabile dagli utenti. Inoltre, deve indicare le parti del sito web non accessibili e le relative motivazioni in caso di applicazione della deroga in capo al soggetto obbligato, cioè quando l’adeguamento comporterebbe un onere sproporzionato o andrebbe a modificare in modo sostanziale il servizio stesso.

Infine, in tutti i Paesi al fine di rendere il servizio accessibile, si fa riferimento agli standard previsti dalla norma EN 301 549 che si connette a sua volta alla Linee guida internazionali sull’accessibilità del web, le WCAG 2.1 (Web Content Accessibility Guidelines).

Conseguenze del mancato adeguamento all’accessibilità digitale

Quindi, sebbene ci siano alcune differenze rispetto agli adempimenti burocratici relativi a questo argomento, è essenziale un’applicazione corretta e precisa della normativa in vigore nei Paesi UE. Infatti, le aziende che non si adeguano ai requisiti di accessibilità rischiano innanzitutto sanzioni economiche ma anche conseguenze negative anche sulla reputazione e sull’immagine pubblica, non solo a livello nazionale ma potenzialmente a livello europeo.



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