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Dal Piano Industria 6.0 alla Casa per la Manifattura: le proposte di Anie per rilanciare l’industria


Dalla riduzione del cuneo fiscale a un Piano Industria 6.0 per accompagnare le imprese nella transizione digitale, verde e produttiva, fino a un Piano Casa per la manifattura: in occasione delle celebrazioni per gli 80 anni di Anie – l’associazione che all’interno di Confindustria rappresenta le imprese dell’Elettrotecnica e dell’Elettronica -, il presidente Filippo Girardi ha avanzato alcune proposte per la creazione di un contesto che “valorizzi chi innova, investe e crea lavoro nel Paese”.

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L’assemblea è stata l’occasione per sottolineare la resilienza e la competitività delle aziende rappresentate dall’associazione e il contributo dei settori dell’Elettronica e dell’Elettrotecnica alla modernizzazione dell’Italia, anche grazie alle evidenze fornite studio “Verso una nuova competitività industriale europea: Il ruolo strategico dell’Elettrotecnica e dell’Elettronica”, realizzato da The European House – Ambrosetti e ANIE, con il contributo del Research Department di Intesa Sanpaolo.

Un volano di resilienza e competitività

Le tecnologie rappresentate da Anie Confindustria sono un’infrastruttura abilitante trasversale, essenziale per modernizzare i settori chiave del Paese (Energia, Building, Industria e Infrastrutture), generando un valore superiore a 1.100 miliardi di euro, pari a oltre il 56% del PIL nazionale.

Nel 2023 il fatturato aggregato del sistema Anie ha superato per la prima volta i 100 miliardi di euro, a conferma della solidità e il dinamismo del settore.

Nonostante un contesto economico globale incerto, nel 2024 i settori Anie hanno mostrato una crescita della produzione industriale del +2,2% per la componente tecnologica, in controtendenza rispetto alla media manifatturiera italiana (-3,7%).

Dal 2019 al 2023, il fatturato del campione Anie è cresciuto di quasi il 40% a prezzi correnti, superando la crescita del 25% registrata dal totale dell’economia.

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Le imprese del settore dimostrano una forte solidità strutturale, con un EBITDA margin del 10% e una produttività del lavoro di 91.400 euro per addetto, ben al di sopra della media nazionale (58.800 euro).

L’Italia si posiziona al 6° posto a livello globale per quota di mercato nel settore elettrotecnico e al 17° nell’elettronica, mantenendo stabile la propria quota di mercato mondiale nonostante la crescente competizione asiatica.

La transizione digitale e green traina l’esportazioni delle aziende Anie

Le esportazioni dei comparti Anie, pari al 7,1% del totale del manifatturiero, sono trainate da comparti legati alla duplice transizione.

Nello specifico, nel periodo 2019-2024 la crescita dell’export è stata sostenuta dall’automazione industriale, dalla generazione energetica, dai componenti elettronici e dai componenti e sistemi per impianti.

L’impegno delle aziende del comparto verso l’innovazione

Le imprese Anie sono caratterizzate da un’elevata propensione all’innovazione. Investono mediamente il 4% del loro fatturato in Ricerca e Sviluppo (R&S), generando nel 2023 40,3 miliardi di investimenti.

Un dato nettamente superiore alla percentuale degli investimenti del Sistema Paese rispetto al PIL (1,3%, inferiore alla media UE) e che rappresenta oltre il 30% dell’intero investimento in R&S effettuato dal settore privato in Italia.

Circa il 74% degli associati dichiara la presenza di un ufficio R&S in azienda e circa il 44% svolge attività di R&S “extra muros”, con un ulteriore 25% che prevede di farlo nel prossimo triennio.

Il 33,8% delle imprese analizzate ha depositato brevetti e il 40% è certificato per la sostenibilità. Il contributo del settore è particolarmente significativo per gli obiettivi climatici europei: si stima che l’86% della riduzione delle emissioni prevista entro il 2030 dipenda direttamente dall’adozione di tecnologie avanzate che rientrano nella filiera Anie.

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Le sfide alla competitività: tra incertezza e carenza di competenze

Nonostante la solida crescita e il ruolo strategico nel panorama industriale italiano, le aziende del settore Anie segnalano diverse criticità che limitano la piena espressione della loro competitività.

L’incertezza del contesto economico globale emerge come il principale ostacolo, identificato dal 50% degli associati come il freno maggiore alla realizzazione degli investimenti.

A ciò si aggiungono le complessità burocratiche e normative, indicate rispettivamente dal 37,5% e dal 35% delle imprese, unitamente all’incertezza sul ritorno degli investimenti stessi (35%) e al costo del debito (21,3%). Anche l’accesso al credito rappresenta una criticità per il 10% delle aziende.

Una delle sfide più impellenti è la carenza di competenze specifiche e il disallineamento tra domanda e offerta di capitale umano. Oltre il 50% delle imprese Anie fatica a reperire figure professionali adeguate, con oltre il 78% degli associati che incontra difficoltà nel trovare profili con competenze specifiche per il settore, a causa della scarsità di candidati (78%) e della loro inadeguatezza (21%).

Una criticità che ha un impatto diretto sulla competitività: il 70% delle imprese Anie ha registrato un significativo rallentamento dei progetti (il 69% secondo la survey) e il 29% ha subito perdite di opportunità di mercato. La carenza di laureati STEM in Italia, inferiore alla media europea, e il declino demografico aggravano ulteriormente la situazione.

In ultimo, la resilienza delle catene di fornitura rimane una vulnerabilità significativa. La crisi energetica, le tensioni geopolitiche e le interruzioni logistiche hanno evidenziato la fragilità delle supply chain globali.

Oltre il 55% degli associati di Anie ha riscontrato difficoltà nel reperire materie prime non energetiche, in particolare metalli ferrosi e rame, mentre oltre il 58% ha avuto problemi di approvvigionamento di componentistica.

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Politiche per la competitività: le proposte di Anie

Per superare le criticità evidenziate e rafforzare il posizionamento strategico dell’Italia nel panorama industriale europeo e globale, Anie ha formulato una serie di proposte concrete e interconnesse.

Al centro delle istanze vi è la richiesta di una significativa riduzione strutturale del cuneo fiscale, una misura ritenuta fondamentale per sbloccare il potenziale di crescita.

L’obiettivo è duplice: da un lato, sostenere il potere d’acquisto dei lavoratori, aspetto cruciale in un contesto di inflazione e incertezza economica; dall’altro, incentivare le nuove assunzioni e gli investimenti in capitale umano da parte delle imprese, rendendo il costo del lavoro italiano più competitivo rispetto ai principali competitor europei.

Nel suo intervento il presidente Girardi ha anche avanzato la proposta per un ambizioso Piano nazionale Industria 6.0, concepito non solo come un aggiornamento delle precedenti edizioni, ma come una guida strategica per accompagnare le imprese nelle complesse transizioni digitale, verde e produttiva.

Un altro punto chiave riguarda la semplificazione e l’accelerazione dell’accesso agli incentivi. Girardi sottolinea la necessità di bandi che siano non solo semplici e chiari nella loro formulazione, per ridurre l’onere amministrativo a carico delle imprese, ma anche rapidi nelle tempistiche di assegnazione ed erogazione dei fondi.

Per assicurare una governance efficace e una visione strategica di lungo periodo delle politiche industriali, viene suggerita la creazione di una cabina di regia pubblico-privata.

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Per rendere i territori produttivi non solo luoghi di eccellenza tecnologica ma anche contesti attrattivi dal punto di vista sociale e abitativo, è stato proposto un “Piano casa per la manifattura”.

“Chiediamo con forza che il nostro settore venga riconosciuto come strategico in modo pieno, strutturale e stabile, all’interno delle politiche industriali, fiscali e di innovazione. Servono strumenti concreti per sostenere la crescita”, ha sottolineato Girardi nel suo intervento.

Da Confindustria un piano per la crescita al 2%

Nel suo intervento all’assemblea Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, ha ribadito la necessità di un approccio strategico per il rilancio del sistema industriale italiano.

Orsini ha annunciato che Confindustria presenterà a breve a Palazzo Chigi una proposta concreta, un piano straordinario di tre, o preferibilmente cinque, anni, finalizzato a definire una chiara direzione per il paese e a stimolare una crescita del PIL fino al 2%.

Il presidente di Confindustria ha inoltre sottolineato l’urgenza di un intervento sul costo dell’energia. Tutti temi su cui Confindustria si sta confrontando con il governo.



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