Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha destinato oltre 10 miliardi di euro alla Calabria, finanziando migliaia di progetti in tutti i territori della regione. Tuttavia, l’effetto sull’economia è stato quasi nullo. Il Pil è fermo, l’occupazione stenta a crescere e le imprese locali restano escluse. L’inchiesta di Calabria7 ricostruisce, comune per comune e provincia per provincia, come si stanno spendendo i fondi del PNRR: piazze rifatte, ville comunali, piste ciclabili e arredo urbano, ma pochi investimenti strategici. La regione ha privilegiato la rigenerazione urbana a scapito di digitalizzazione, manifattura, sanità e innovazione. Il confronto con Piemonte e Veneto mostra come altrove il PNRR abbia attivato filiere produttive e generato crescita. In Calabria, invece, il piano rischia di esaurirsi in cantieri effimeri, senza lasciare una vera eredità economica. Il tempo stringe: servono scelte coraggiose per evitare che l’occasione del secolo si trasformi nell’ennesima occasione mancata.
Di seguito un’inchiesta dettagliata sull’uso dei fondi PNRR nei principali comuni calabresi e province (Catanzaro, Cosenza, Crotone, Reggio Calabria, Vibo Valentia), con esempi concreti di progetti finanziati e un confronto impietoso con le regioni dove il PNRR sta facendo davvero la differenza. Infine, un’analisi sulle “missioni” privilegiate in Calabria rispetto ad altre aree d’Italia per capire se le scelte di allocazione abbiano contribuito al mancato successo.
Paradosso Catanzaro: cantieri ovunque, Pil sottozero
Nella città capoluogo, il PNRR ha portato circa 23 milioni di euro. Una pioggia di fondi destinati soprattutto alla riqualificazione urbana: i Giardini Nicholas Green, l’area del Gasometro, la piazza dell’ex stazione FS e il centro storico di Gagliano sono tra gli interventi principali. A questi si aggiungono una pista ciclabile da 12 km per collegare i quartieri all’Università e fondi per un nuovo asilo nido e impianti sportivi. Ma il Pil cittadino non reagisce.
Manca una visione strategica. Si ristrutturano spazi pubblici, ma non si crea sviluppo. I cantieri impiegano manodopera per pochi mesi, poi tutto si ferma. I servizi migliorano, ma le imprese restano escluse. Il risultato è un impatto economico vicino allo zero.
Cosenza e Corigliano-Rossano: tra grandi progetti e rischi di spreco
Nel cosentino, il comune di Corigliano-Rossano è tra quelli che più hanno beneficiato del PNRR: oltre 85 milioni di euro, con interventi sulla rete fognaria, la rigenerazione dei centri storici e il programma PINQUA. Gli edifici storici vengono rifunzionalizzati, come l’ex carcere di Rossano, e interi quartieri ristrutturati. Ma il rischio è sempre lo stesso: grandi lavori, poco impatto sul sistema produttivo.
A Cosenza, la situazione è più frammentata. Si punta su opere viarie, rifacimento di piazze e qualche scuola. Ma è evidente la mancanza di progetti industriali o di digitalizzazione che possano far crescere l’economia in modo duraturo.
Crotone, la città delle rotonde e delle ville comunali
A Crotone, uno dei progetti più emblematici del PNRR è la riqualificazione della Villa Comunale e del lungomare cittadino, per un importo di 1,58 milioni di euro. Si rifanno arredi, percorsi pedonali, aree fitness e giochi per bambini. Ma è tutto qui. L’operazione ha un evidente valore sociale, ma nessuna ricaduta strutturale sull’economia locale.
Non si investe in trasporti, digitalizzazione, innovazione. Solo in lavori pubblici di breve durata che non attivano filiere produttive, né creano occupazione stabile. Il Pil resta al palo.
Reggio Calabria, milioni tra asili e parchi: chi produce?
Nella metropoli dello Stretto, il PNRR finanzia 58 progetti per 236 milioni di euro. Tra questi: nuovi asili nido, la riqualificazione del Parco Caserta, opere viarie nei quartieri periferici. Anche qui, la priorità sembra essere quella di spendere tutto in fretta, senza una strategia di crescita.
Le imprese locali faticano a vincere gli appalti. Meno del 44% delle gare bandite in Calabria è stato vinto da aziende calabresi, con buona parte delle risorse che finisce a imprese del Centro-Nord.
Vibo Valentia: 13 piazze e zero occupazione
Nel capoluogo più piccolo, il Comune ha appaltato 13 progetti per circa 20 milioni di euro, tutti legati alla rigenerazione urbana. Piazze rifatte, marciapiedi, illuminazione, piste ciclabili. Tutto molto bello, ma l’economia non riparte. Il Pil resta negativo, e i giovani continuano a emigrare. Il rischio concreto è che tra dieci anni ci si ritrovi con città più belle, ma ancora più vuote.
Il nodo delle missioni: edilizia ovunque, innovazione quasi zero
In Calabria oltre il 70% dei fondi PNRR è assorbito dalle costruzioni. Si costruisce, si riqualifica, si rifanno strade, marciapiedi, scuole. Ma si investe pochissimo in transizione digitale, manifattura, sanità e istruzione.
La Missione 3 (infrastrutture per mobilità sostenibile) è dominante, ma i progetti sono lenti. La Missione 1 (digitalizzazione) ha un buon tasso di spesa, ma importi ridotti. La Missione 6 (salute) è in ritardo: meno di un terzo delle Case di Comunità previste è in fase di cantiere.
Perché il Pil non cresce: imprese escluse, lavori brevi, soldi fuori regione
Il Pil della Calabria è cresciuto nel 2023 solo dello 0,5% e +0,4% nel 2024. Cifre bassissime, soprattutto se paragonate a quelle del Piemonte (+5,6% investimenti nel 2024) o del Veneto, dove il PNRR ha attivato centinaia di imprese locali.
In Calabria, invece, l’80% degli appalti è andato a imprese edili, spesso non calabresi. Le imprese innovative, manifatturiere o digitali sono rimaste escluse. I progetti PNRR non attivano ricadute industriali. La spesa pubblica c’è, ma il valore aggiunto resta basso.
Il treno del PNRR passa adesso: ultimi due anni per non fallire
La Calabria ha ancora due anni per cambiare rotta. I fondi ci sono, ma vanno spesi meglio. Bisogna spostare risorse su progetti strategici: infrastrutture vere, banda larga, ferrovie, digitalizzazione delle imprese, impianti industriali, ricerca, sanità territoriale.
Continuare a rifare piazze è comodo e visibile, ma non basta. Se il PNRR si esaurirà in cantieri senza crescita, la Calabria avrà perso l’ultima occasione per rialzarsi. E a pagare, come sempre, saranno i giovani e le imprese che restano.
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