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Il lavoro in carcere nuova frontiera per l’impresa | Regione Piemonte | Piemonteinforma


Far lavorare i detenuti non è solo una scelta etica, ma anche una strategia concreta per migliorare la sicurezza, ridurre la recidiva e generare valore per tutta la comunità: sono le opportunità offerte dalla Legge Smuraglia, illustrate nel corso di una conferenza stampa tenutasi nel Grattacielo Piemonte dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, dal vicepresidente e assessore regionale al Lavoro Elena Chiorino e dal direttore del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Ernesto Napolillo.

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Cos’è la Legge Smuraglia

Mentre in passato si è spesso ricorso a scelte differenti come indulti o amnistie, oggi il Governo promuove una visione fondata su responsabilità e reinserimento reale. Il lavoro in carcere è parte integrante della sicurezza: educa al rispetto delle regole, restituisce dignità e trasmette professionalità. Non solo uno strumento di reinserimento, ma un vero e proprio investimento per l’intera collettività: ogni detenuto costa allo Stato 137 euro al giorno, un detenuto che lavora ha solo il 2% di recidiva contro il 68,7% di chi non lavora, attualmente lavorano oltre 20.000 detenuti, di cui 2.190 assunti con i benefici della Legge Smuraglia.

“Il lavoro non è un premio, ma una palestra di cittadinanza – ha dichiarato Delmastro – Il lavoro dà dignità, senso del dovere e speranza. È il più potente strumento di giustizia sociale e sicurezza. Inoltre riduce la frustrazione, previene i suicidi, restituisce motivazione e alleggerisce il carico su chi lavora ogni giorno negli istituti. È, quindi, un investimento in dignità, legalità e sicurezza per tutti”.

La norma prevede inoltre importanti agevolazioni fiscali: credito d’imposta fino a 520 euro al mese per ogni detenuto assunto e 300 euro per i semiliberi; ulteriori incentivi in caso di percorsi di formazione abbinati all’assunzione; riduzione dell’aliquota contributiva fino al 95% o 100% in base alla tipologia d’azienda; estensione del beneficio anche alle aziende pubbliche e private che assumono detenuti ammessi al lavoro esterno.

Nel 2024 sono stati 537 i soggetti economici che hanno usufruito di questi benefici, per un totale di 10,6 milioni di euro di agevolazioni concesse, con una crescita di oltre 660.000 euro rispetto al 2023. Le cooperative sociali, pur rappresentando il 30% dei beneficiari, hanno ricevuto il 68% dei fondi, a conferma della loro capacità di investimento sociale. Il coinvolgimento diretto del mondo imprenditoriale privato è la prossima sfida.

Cosa sta facendo la Regione Piemonte

La Regione Piemonte è tra le realtà più attive nella promozione dell’inclusione socio-lavorativa dei detenuti tramite progetti innovativi e investimenti costanti, sostenuti in particolare dal Fondo Sociale Europeo. La formazione professionale e le politiche per il lavoro rivolte ai detenuti rappresentano una priorità concreta e strutturata.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Ogni anno vengono investiti circa 2,9 milioni di euro per offrire opportunità formative ai detenuti, sia adulti che minori, come nel caso dell’Istituto penale per minorenni Ferrante Aporti di Torino. I percorsi spaziano dalla panificazione alla falegnameria, dall’edilizia alla cucina, fino all’impiantistica, e prevedono corsi professionalizzanti, momenti di stage, il riconoscimento delle competenze acquisite e un’indennità di frequenza.


Nel 2024 sono stati 890 i detenuti coinvolti, con 879 esiti positivi e 87 corsi attivati. I finanziamenti hanno raggiunto oltre 2,5 milioni di euro per gli adulti e 320.000 euro per i minori.

A questa offerta si affianca lo Sportello Lavoro Carcere, uno strumento operativo destinato a chi ha un fine pena entro cinque anni. L’obiettivo è rafforzare l’occupabilità dei detenuti attraverso un percorso coordinato che coinvolge il Provveditoriato dell’Amministrazione penitenziaria, il Garante dei detenuti, la Giustizia minorile, le Agenzie per il Lavoro e i Centri per l’Impiego. Finanziato con risorse FSE+ 2021.27 per 3 milioni di euro, lo Sportello ha già supportato 1.863 persone, attivato 303 tirocini e favorito oltre 500 inserimenti lavorativi, tra tirocini e contratti.

Un ulteriore strumento d’inserimento è rappresentato dai Cantieri di lavoro, che consentono ai detenuti di svolgere attività di pubblica utilità: per il biennio 2025-2026 sono 20 i progetti presentati, per un totale di 56 richieste di inserimento.

In questo quadro si inserisce anche la partecipazione della Regione Piemonte all’avviso “Una giustizia più inclusiva” del Ministero della Giustizia, con un progetto pilota che prevede l’attivazione di un Centro per l’Impiego all’interno degli istituti penitenziari, la formazione in spazi rigenerati grazie a fondi Fesr, servizi strutturati di inserimento lavorativo e un rafforzamento del legame carcere-territorio anche mediante il coinvolgimento delle imprese.


Gli istituti coinvolti inizialmente saranno quelli di Alessandria, Vercelli, Asti e Biella, poi le azioni potranno essere estese fino alla concorrenza del budget regionale complessivo di oltre 3 milioni di euro .

“Insomma una visione concreta e coerente – ha dichiarato Chiorino – La pena che educa è una pena che serve alla società. La Regione Piemonte, in sinergia con il Governo e con il Ministero della Giustizia, continuerà a investire nella dignità, nella formazione, nel lavoro. Perché un carcere che lavora è un carcere che educa. E una società che educa è una società che cresce e garantisce sicurezza ai cittadini e agli uomini e donne in divisa che ogni giorno prestano servizio negli istituti”.



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