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Climeworks, le sfide della cattura del CO2 dall’aria




Climeworks ha inaugurato il suo ultimo impianto di cattura diretta del CO2 dell’aria, Mammoth, a Hellisheidi, in Islanda, nel maggio 2024.


Climeworks

Climeworks, una start-up svizzera specializzata nella rimozione di carbonio dall’aria, ha affermato di dover ridurre il suo personale del 20% per restare competitiva. Perché il pioniere della ‘cattura diretta dall’aria’ (DAC) sta adottando una misura così drastica, nonostante questa tecnologia rimanga essenziale per contrastare il cambiamento climatico?

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Perché Climeworks ha fatto notizia nelle scorse settimane?

L’azienda ha annunciato il 21 maggio il taglio di 106 posti di lavoro su 498 Collegamento esterno– di cui 78 in Svizzera – per poter competere in un settore “difficile” come quello della cattura diretta del CO2 dall’aria (DAC).

“Dopo una fase di forte crescita, Climeworks sta adattando proattivamente la propria organizzazione per mantenere agilità ed efficienza”, ha dichiarato la start-up con sede a Zurigo.

Nonostante questo importante passo indietro, l’azienda afferma di rimanere fermamente orientata al lungo termine.

“Abbiamo sempre saputo che questa avventura sarebbe stata impegnativa.”


Jan Wurzbacher, CEO di Climeworks

“Oggi Climeworks è ben posizionata sia dal punto di vista tecnologico che commerciale. Continuerà a portare la sua tecnologia principale al livello successivo e a diversificare ulteriormente la propria offerta commerciale per ampliare l’impatto sul mercato e consolidare la sua posizione di leader indiscusso nella rimozione del CO₂”, ha aggiunto.

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Il ridimensionamento è avvenuto una settimana dopo che alcuni giornalisti in Islanda avevano rivelato che i due impianti di punta dell’azienda non avevano raggiunto le prestazioni previsteCollegamento esterno. Climeworks afferma che i tagli al personale non sono collegati a queste rivelazioni.

Perché Climeworks ha deciso di ridurre il personale?

La start-up gestisce due impianti DAC in Islanda (Orca e Mammoth) e ne sta pianificando un terzo (Cypress) in Louisiana, negli Stati Uniti. Secondo l’azienda, i tagli riflettono l’incertezza economica e il rallentamento del settore delle tecnologie climatiche.

Climeworks afferma che la riduzione del personale è stata influenzata anche dall’incertezza legata al nuovo impianto e ai piani di espansione negli Stati Uniti, dove il presidente Donald Trump ha drasticamente ridotto gli sforzi federali per il clima, revocato regolamentazioni ambientali e cercato di eliminare gli incentivi per i progetti di energia pulitaCollegamento esterno.

Finora, le tecnologie di cattura del CO2 non sono state oggetto di particolare attenzione da parte di Trump, ma l’incertezza rimane. Il CEO di Climeworks, Jan Wurzbacher, ha dichiarato in una recente intervista a Swissinfo che la sua azienda “non sa ancora quali impatti potrebbe avere questa presidenza sulle proprie attività”.

Prima dell’insediamento di Trump, il Dipartimento dell’energia degli Stati Uniti aveva promesso 50 milioni di dollariCollegamento esterno (circa 41 milioni di franchi svizzeri) per il progetto americano di Climeworks. L’inizio della costruzione era previsto per il 2026.

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In un’intervista all’emittente pubblica svizzera SRF, Jan Wurzbacher ha dichiarato che i tagli ai finanziamenti del Governo statunitense hanno reso difficile trovare contatti “per poter chiarire a breve termine l’avanzamento del progetto”. Tuttavia, ha aggiunto, “attualmente non siamo a conoscenza di un’interruzione del nostro progetto.”

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Wurzbacher ha ammesso che le risorse finanziarie attuali sono limitate. “Abbiamo sempre saputo che questa avventura sarebbe stata impegnativa”, hanno dichiarato Wurzbacher e il co-responsabile Christoph Gebald, entrambi ex ingegneri del Politecnico federale di Zurigo (ETH) che hanno fondato l’azienda nel 2009. “Oggi ci troviamo ad affrontare un periodo difficile.”

Cosa ha contribuito alle difficoltà di Climeworks?

Katrin Sievert, ricercatrice in finanza climatica e politiche ambientali presso l’ETH, afferma che Climeworks si trova in una fase critica tra il finanziamento iniziale e l’utilizzo della tecnologia su larga scala.

Il sostegno iniziale ha permesso di realizzare gli impianti Orca e Mammoth, ma l’incertezza sui finanziamenti statunitensi ha bloccato il progetto Cypress, dice a Swissinfo.

Gran parte dei fondi doveva provenire da programmi federali statunitensi come l’Inflation Reduction Act. L’intenzione dell’attuale amministrazione statunitense di congelare 500 milioni di dollari ha generato grande incertezza e probabilmente ha compromesso i piani di Climeworks.

“L’interesse degli investitori per la cattura diretta dell’aria sembra entrare in una fase più cauta e orientata ai risultati.”


Katrin Sievert, ricercatrice in finanza climatica e politiche ambientali presso l’ETH

Il modello di business della DAC – infrastrutture ad alto capitale sostenute da crediti di carbonio a lungo termine – è vulnerabile ai cambiamenti politici, afferma Sievert.

Gli impianti DAC sono costosi e il loro funzionamento complesso. La tecnologia di Climeworks non ha ancora raggiunto le prestazioni sperate.

Catturare il CO₂ direttamente dall’atmosfera è molto più difficile e costoso rispetto, ad esempio, alla cattura dei fumi di un impianto di trattamento dei rifiuti o di un cementificio.

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Climeworks puntava a ridurre i costi a 100 dollari per tonnellata di CO2 entro il 2030, ma ora l’obiettivo è 300 dollari. Attualmente, il costo del processo è più del triplo.

“L’interesse degli investitori per la cattura diretta dell’aria sembra entrare in una fase più cauta e orientata ai risultati, probabilmente a causa dei recenti cambiamenti nelle politiche climatiche”, sostiene Sievert.

Un’analisiCollegamento esterno recente della società AlliedOffsets ha evidenziato le difficoltà attuali del settore DAC. “Il 2025 è iniziato in modo turbolento per la rimozione del CO₂. L’amministrazione Trump sta annullando molte delle promesse fatte nei quattro anni precedenti, mentre l’attività di acquisto e l’appetito degli investitori sono stati deludenti”, ha commentato l’analista Pranav Balaji.

>> Uno sguardo alle prestazioni dell’impianto Orca di Climeworks in Islanda un anno dopo la sua entrata in funzione:

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Nonostante le difficoltà sul fronte della domanda, la diffusione della tecnologia DAC continua a crescere, afferma AlliedOffsets. Si prevede che entro la fine del 2025 saranno operativi 84 impianti DAC, un numero destinato a salire a 114 entro il 2032.

Quest’anno dovrebbe anche avvenire il lancio di StratosCollegamento esterno, l’impianto di 1PointFive in Texas, che è protetto dai tagli di Trump grazie al suo finanziamento privato. Dovrebbe diventare il più grande impianto DAC al mondo.

“Le start-up per la rimozione del CO₂ conosceranno fortune alterne nel tempo, ma questo è un chiaro promemoria che l’unica vera priorità per i prossimi decenni è ridurre le emissioni”, ha dichiarato al Guardian Glen Peters, climatologo presso il centro di ricerca Cicero in Norvegia.

Come funzionano le tecnologie DAC?

Le tecnologie DAC rimuovono il CO₂ direttamente dall’atmosfera, ovunque si trovi, a differenza della cattura del carbonio, che avviene nel punto di emissione (come in un’acciaieria).

In seguito, il CO₂ può essere immagazzinato permanentemente in formazioni geologiche profonde oppure utilizzato in diverse applicazioni industriali.

La tecnologia di Climeworks funziona come un enorme “aspiratore” di CO₂. L’anidride carbonica viene poi mescolata con acqua e iniettata nel sottosuolo, in strati di roccia basaltica a una profondità compresa tra 800 e 2’000 metri, dove si prevede che rimanga intrappolata per milioni di anni.

>> Guarda il funzionamento della rimozione e del sequestro del CO2 nella breve animazione seguente:

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Aziende e privati possono acquistare i servizi di rimozione del CO₂ di Climeworks e ottenere certificati per ogni tonnellata di carbonio rimosso. Questo modello ha guadagnato popolarità tra le imprese che cercano soluzioni più credibili rispetto ai tradizionali crediti di compensazione del CO2.

Climeworks conta 160 clienti e investitori, tra cui UBS, Swiss Re, Boston Consulting Group, Microsoft, JPMorgan Chase e LEGO. Gli investitori hanno finora finanziato l’azienda con 840 milioni di dollari.

Perché abbiamo bisogno della tecnologia DAC?

Per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, non basta ridurre le emissioni e sostituire i combustibili fossili con le fonti rinnovabili. È anche necessario rimuovere miliardi di tonnellate di CO₂ già presenti nell’atmosfera, utilizzando le cosiddette tecnologie a emissioni negativeCollegamento esterno.

Sia l’Agenzia internazionale dell’energia (AIE) che il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (IPCC) affermano che le tecnologie di cattura e stoccaggio del CO₂, come la DAC, sono “indispensabili” per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

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Attualmente, gli impianti DAC rimuovono circa 10’000 tonnellate di CO₂ all’anno. L’AIE chiedeCollegamento esterno però di arrivare a 80 milioni di tonnellate entro il 2030 e a oltre un miliardo entro il 2050.

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Come stanno andando gli impianti di Climeworks?

L’inchiesta condotta dai giornalisti islandesi ha sollevato serie domande sulle prestazioni dei due impianti in Islanda, che avrebbero funzionato ben al di sotto delle aspettative.

L’impianto Mammoth, che secondo Climeworks potrà rimuovere 36’000 tonnellate di CO₂ all’anno a pieno regime, ha catturato solo 750 tonnellate nei primi dieci mesi dall’apertura. L’impianto più piccolo e più datato, Orca, con una capacità di 4’000 tonnellate all’anno, non ha mai superato le 1’000 tonnellate in un anno da quando è entrato in funzione nel 2021.

Climeworks non nega i problemi. Jan Wurzbacher ha dichiarato alla SRF che la tecnologia funziona, ma gli impianti islandesi non stanno ancora performando come dovrebbero, anche a causa di problemi tecnici legati all’ambiente come ghiaccio e neve che causano il congelamento dei meccanismi.

“Come spesso accade con nuove infrastrutture, abbiamo riscontrato problemi meccanici iniziali che stiamo affrontando attivamente con miglioramenti già in atto,” ha dichiarato un portavoce al Guardian.

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>> Dove dovrebbe essere stoccato il CO₂ proveniente dai rifiuti domestici e dall’industria svizzera? Lo spieghiamo nel seguente articolo:

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A cura di Veronica De Vore/ds

Tradotto con il supporto dell’IA/lj

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