Le richieste non mancano (anzi) a fronte di una cronica carenza di posti barca. In Puglia, come altrove. Anche se di progetti, come quello previsto per la marina leccese di San Cataldo, ce ne potrebbero essere diversi. Ma da una parte le lungaggini burocratiche e dall’altra la particolare conformazione della costa, sempre più a rischio erosione, rallentano (nella migliore delle ipotesi) o addirittura stoppano i sogni di sviluppo della cosiddetta “blue economy” o “economia del mare”. Che poggia molto sui servizi legati ai porti turistici e al settore della nautica. L’altra sera, all’ex convento degli Agostiniani, il sindaco di Lecce Adriana Poli Bortone, nel corso della presentazione pubblica dei progetti legati all’anfiteatro romano e alla marina di San Cataldo, ha puntato molto sul superamento della visione del capoluogo salentino esclusivamente come “città del barocco” e del suo futuro e auspicato collegamento verso il mare. Per lei un vero e proprio cavallo di battaglia, un anno fa, alle Comunali, che hanno riportato la senatrice alla guida di palazzo Carafa. E ora in ballo ci sono anche i fondi dell’Accordo di Coesione, firmato a fine novembre scorso, a Bari, alla presenza della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dell’allora ministro Raffaele Fitto e del governatore di Puglia Michele Emiliano: ben 25 milioni di euro per il nuovo porto turistico di San Cataldo con un progetto sottoposto al vaglio dell’Università del Salento. «Dobbiamo congiungere la nostra città di oggi e anche il mare per farne la città del futuro – ha spiegato Poli Bortone – Perché col porto turistico riusciamo a creare sviluppo, ma anche a riammagliare la storia di una città e il suo lo spazio fra l’attuale città e il mare. Le tematiche all’ordine del giorno devono essere quelle riguardanti il suolo, la tutela del paesaggio, grazie ai finanziamenti del Fondo di Sviluppo e Coesione. Si tratta di un recupero nel contempo urbanistico e culturale».
La situazione
Del resto, come si diceva, la richiesta di posti barca c’è, eccome. Per la tanto attesa riattivazione della darsena, sempre a San Cataldo, alla società “Salento Navigando” sono infatti arrivate oltre mille richieste, praticamente dieci volte superiori ai posti disponibili. E non potendo accontentare tutti e per maggiore trasparenza, da più parti è stato sollecitato il metodo del sorteggio per selezionare i fortunati prescelti. Sempre a Lecce, per confrontarsi su questi temi, il mese scorso, nella sala-teatro del Convitto Palmieri si sono ritrovati i rappresentanti delle imprese e quelli delle istituzioni. Non un convegno, come ci hanno tenuto a sottolineare più volte gli organizzatori, dello Snim (Salone nautico di Puglia) e del Consorzio nautico Puglia, ma un incontro dal titolo che è tutto un programma: «La carenza di posti-barca un freno per l’economia del mare».
Secondo quanto denunciato dagli imprenditori, la produzione dei natanti è ferma perché l’armatore, insieme all’acquisto, spesso e volentieri vuole che gli sia garantito anche il posto barca. E dare questa garanzia – al momento – è quasi impossibile. E insieme alle imprese nautiche è bloccato tutto l’indotto composto da artigiani che lavorano attorno alla costruzione di una barca, di uno yacht. Pare che la crisi (per l’impoverimento del ceto medio) si sia fatta sentire nella compravendita di natanti dai 10 ai 20 metri, ma per i prodotti lusso ed extralusso, invece, le richieste si sarebbero moltiplicate. Se non fosse, appunto, per la mancanza di posti barca. Ben venga il nuovo porto turistico della marina di Lecce, quindi. Anche se in molti, tra gli imprenditori del settore hanno rilevato come sia più opportuno potenziare, migliorare, ottimizzare le infrastrutture già esistenti piuttosto che realizzarne di nuove col rischio di compromettere il paesaggio costiero, che resta la vera attrattiva del Salento. E da più parti è arrivata la richiesta di avere a che fare con un unico interlocutore istituzionale o con un’unica cabina di regia tra istituzioni diverse. L’iniziativa del mese scorso è stata presa dal presidente del Salone Nautico di Puglia Giuseppe Meo, con la collaborazione delle Province di Lecce e di Brindisi e del Consorzio Nautico di Puglia. E ha assunto una particolare rilevanza perché ha consentito agli imprenditori del settore di confrontarsi con parlamentari, rappresentanti della Regione Puglia e amministratori locali su ciò che concretamente si può fare per risolvere il problema degli spazi mancanti e per garantire uno sviluppo organico del settore. Sulla base di quel primo appuntamento dedicato all’ascolto, quindi, il presidente Meo ha confermato «l’impegno a promuovere l’istituzione di un tavolo permanente sulla portualità turistica all’interno del quale sindaci, presidenti delle Province, operatori del settore e Regione Puglia svolgano l’attività necessaria a superare tutti gli ostacoli che oggi bloccano la nascita di nuovi posti-barca nella nostra regione e, in particolare, nel Salento».
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